Cinque perdenti che diventano eroi. La sostanza narrativa è questa. La forma è un abile “Awesome Mix” di nostalgia e parodia, invenzione e ri-creazione, effetti speciali e pirotecnici giochi di parole.
Guardiani della galassia è una commedia d'azione per “autostoppisti galattici”, di quelli che in Guerre Stellari si trovano a proprio agio nel bar meticcio, piuttosto che dentro la battaglia. Che poi, alla fine, emerga comunque la sostanza mitica-epica-archetipica-ecc, è un punto a favore dell'originale Marvel e della riscrittura cinematografica di James Gunn (che ha trovato la sua miniera d'oro).
Non ce ne potrebbe fregare di meno del cattivissimo Ronan e della sua intenzione di distruggere il pianeta Xandar. Ma ci interessano molto la nave lercia e l'attitudine ballerina di Spacelord, il ragazzone Peter Quill, rapito dalla Terra in pieno melodramma (la verità alle prossime puntate...), che se va in giro con una musicassetta anni '80 (l'Awesome Mix amato dalla madre, morta davanti ai suoi occhi). Ci interessano il Procione Rocket, affetto da un complesso di inferiorità, la bella e letale Gamora, in cerca di riscatto morale, il gigantesco Drax, che sembra fuggito da un prison movie, e soprattutto il magico magnifico albero Groot.
Scoppiettante, scanzonata, dissacrante quanto basta, anche un po' sentimentale, questa “space operetta”, che rifiuta il sinfonismo pomposo preferendogli un'attitudine pop, che offre anche immagini-tavole di grande qualità grafica, ha l'unico (grande) difetto di voler apparire a tutti i costi intelligente, scanzonata, dissacrante.
Un gruppo di criminali dello spazio si trova costretta ad allearsi per sconfiggere il malefico Ronan che vuole distruggere l'intera galassia.