Dell’infinita lista dei film su Dracula ha scelto i più noti (esplicitamente o sottotraccia), disseminando però anche tocchi da film più “seriali” o appartenenti a tutt’altro filone: Robert Eggers, sceneggiatore e regista dell’attesissimo Nosferatu, e forse il più sopravvalutato dei registi orrifici contemporanei. Ci sono naturalmente i due film eponimi: il capolavoro di Murnau del 1922, con la nave in campo lungo che a vele spiegate attraversa lo schermo, l’ombra del vampiro dalle dita adunche che si proietta sulla scala nel prefinale, eccetera; e il remake del 1979 di Herzog, con il brulichio di topi nelle strade di Wisberg, la città stessa e soprattutto la figura di Ellen, la protagonista, affidata alla totale goffaggine di Lily-Rose Depp che, nonostante gli sforzi di truccatore, parrucchiere e direttore della fotografia, non ce la fa proprio ad assomigliare a Isabelle Adjani. Ma ci sono anche gli archi gotici e le scale di pietra dei Dracula della Universal, come interni borghesi, abiti delle signore e cimiteri uguali a quelli della gloriosa serie Hammer, e suggestioni del Dracula di Coppola, nel richiamo all’iconografia storica (qui, i baffoni di Vlad Dracul) e soprattutto nella storia d’amore intessuta tra il vampiro e la sua preda. E poi, come trascurare possessioni più contemporanee? I due “momenti Esorcista” non sono surreali ma rozzi e inutili, e a volte si ha l’impressione di stare tra L’incubo di Füssli e Ringu&Co (e, secondo me, c’è anche un ricordo dell’Hannibal Lecter di Hopkins nel Knock – aka Renfield – di Simon McBurney).
Non uno stile, ma tanti stili, mescolati, sono quelli di Eggers, che in compenso ha pochissime idee (se le è giocate nel suo primo lungometraggio, The Witch del 2015, buono e ingannevole). Una sola, in questo caso. Rendere esplicito, anzi ribadire a più riprese, visivamente e verbalmente, quello che è sempre stato chiarissimo in qualsiasi film sui vampiri, a partire dal Nosferatu di Murnau o forse addirittura dal Dracula di Bram Stoker: che è la donna a richiamare il principe delle tenebre e a distruggerlo. Nosferatu è un pasticcio sfilacciato, verboso, presuntuoso, interpretato male. Su tutti brilla Willem Dafoe nella parte del professor Von Franz, che involontariamente riporta in vita il leggendario professor Abronsius, il cacciatore di vampiri che «fuggendo dalla Transilvania, non si rese conto che stava portando con sé proprio quel male che voleva distruggere»: per non dimenticare Per favore non mordermi sul collo!, geniale parodia di Polanski.