Ermanno Cavazzoni, esordiente in letteratura nel 1987 con quel Poema dei lunatici che divenne poi (cosceneggiato dallo stesso autore) La voce della luna, l'ultimo film, profetico e ingiustamente snobbato, di Federico Fellini. Cavazzoni sembra anche lui, consumato e lunare, piovuto da chissà dove, sempre avvolto dalla nebbia o dal fumo, anche quello dell'immancabile sigaretta accesa, spenta, riaccesa. Tra un Saint Jacques e l'altro (elisir alcolico che, in un'osteria bolognese, viene ordinato anche "potenziato"), ci presenta i personaggi, che abbiamo incontrato nella prima sequenza: in una chiatta sul fiume (forse un capanno da pesca, con un'improbabile cabina telefonica all'esterno), sei musicisti in colbacco, montone e giaccone stanno suonando La sfida, osservati da tre curiosi, perplessi, alla finestra e da un impresario e un manager. Terminato il pezzo, l'impresario ordina di portarli a Milano; e l'altro telefona (dalla cabina, con il gettone che gli ha dato il discografico): « È un gruppo romagnolo. No... in Romagna non li vogliono mica! Fanno una specie di sound da balera. Sì, una specie... Io te li porto a Milano».
Sono questi i protagonisti di Extraliscio. Punk da balera, il film di Elisabetta Sgarbi sull'innesto rock-folk messo in atto dal 2014 dal gruppo degli Extraliscio. Dedicato «A mia madre Rina, che ha ballato», è anche un ulteriore tassello della ricognizione dell'autrice su radici più o meno vicine, su connessioni e assonanze di culture che sotterraneamente si parlano anche "sconfinando", anche da una sponda all'altra dell'Adriatico, magari attraverso la musica popolare. Colbacchi o giacchette di lamé, poi i clarini e le fisarmoniche battono lo stesso tempo, e i piedi dei ballerini si muovono allo stesso ritmo. Elisabetta Sgarbi è nata a Ferrara, e perciò a due passi dalla Romagna. Ma sua mamma Rina era romagnola, e infatti ha molto ballato. Cavazzoni invece è di Reggio Emilia; e qui siamo proprio altrove; ma, se un gruppo di musicisti della Riviera finisce per ricordare i finlandesi Leningrad Cowboys, allora si può anche accettare che un reggiano parli della Romagna. Tutto si tiene nel mondo sommerso degli intrecci culturali popolari. Tutto si tiene, in poesia, pittura, musica, e anche nel cinema.