CINEFORUM / 504

La materia ( animata) della memoria

 

\"\"Disegna le sue tavole a mano, una dopo l’altra, per giornate intere. Matita, pastelli a olio, grafite, gessetti, carboncini colorati. Disegna ricordi, sogni, scene di campagna, vecchi muri, alberi, mani che lavorano, nuvole, animali, pensieri che diventano cose che poi si trasformano in paesaggi che in realtà sono volti scavati e graffiati con i suoi strumenti di incisione. Si chiama Simone Massi, i suoi cortometraggi d’animazione sono stati selezionati in festival di cinquantaquattro Paesi del mondo (in tutti i continenti, dal Brasile alla Corea del Sud, dall’Islanda al Camerun, dagli Usa agli Emirati Arabi) e hanno ricevuto duecento riconoscimenti (sì, avete letto bene), ma siamo pronti a scommettere che pochi di voi l’hanno sentito nominare. È un artista-artigiano che suscita unanimi consensi tra coloro che si imbattono nella sua opera (per lo più casualmente), ma che “paga” l’ostinato rigore e l’indipendenza (una necessità, non una posa) con l’esclusione dai circuiti culturali e distributivi che contano. Il computer lo usa solo per rispondere alle mail di quelli come noi, che vogliono sapere, informarsi, conoscere il metodo di lavoro e i pensieri sul mondo di uno come lui, apparentemente fuori dal mondo (in realtà abbiamo il fondato sospetto che quelli “fuori” siamo noi). È un eremita? Un eccentrico? Un fondamentalista dell’arte? Uno snob? Niente di tutto questo. Leggete la sua intervista, e vi accorgerete che Simone è come appare, o meglio, come appa-iono i suoi film: rigorosi, lirici, sinceri, profondamente veri. La sua tecnica meticolosa e il suo stile sono nati e cresciuti con la voglia di raccontare le cose che ama e a cui si sente legato, con l’esigenza di testimoniare e ricordare, con la faticosa ma felice scelta di vivere ai margini dell’impero. È nato nel 1970 a Pergola, paese marchigiano di settemila abitanti, e lì ha deciso di rimanere. Prima di mettersi a disegnare, ha fatto l’operaio. Poi si è iscritto alla Scuola di Urbino, fucina di talenti (non è un modo di dire), e ha incontrato Julia Gromskaya, con cui ha realizzato quasi tutti i film. Basta guardare i primi lavori, tra il ’95 e il ’97, per rendersi conto di quanto il suo, di talento, fosse multiforme, aperto a tanti possibili sviluppi diversi. Dal breve e intenso apologo della memoria anti-fascista in macchie nere e grigie (Immemoria), al gioco delle immagini che spiazzano e confondono, disegnate a china (Millennio), dalle sperimentazioni oniriche, tra forme fantasmatiche che emergono dal bianco-vuoto del foglio (Niente) “all’espressionista” Keep on! Keepin’on! Quando ha trovato il suo linguaggio, il modo e i mezzi per tradurre il suo mondo interiore in immagini, sono nati i lavori più noti e ammirati, da Tengo la posizione (2001) a Piccola mare (2003, con la voce narrante di Marco Paolini), fino ai capolavori co-prodotti da Sacrebleu e Arte France, La memoria dei cani (2006) e Nuvole, mani (2009, presentato anche alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia, per ora il suo ultimo lavoro, stavolta a colori, bellissimo). Simone Massi è andato avanti nella sua ricerca personale percorrendo all’indietro lo sviluppo (?) della grammatica cinematografica e delle modalità espressive-produttive del cinema d’animazione. Ritorno all’artigianato, alla materialità, alla fragilitàprecarietà della creazione singola, manuale, non emendabile, senza trucchi e maquillage. Ritorno alla fissità arcaica del primo cinema, alla sua semplicità evocativa, e insieme alla logica irrazionale della metamorfosi (di cose e luoghi e tempi e volti), dell’attimo che si dilata fino a contenere ieri e oggi, sogno e realtà. Un piano sequenza in(de)finito che qui assomiglia a una poesia in rima e là a un’illuminazione improvvisa, una visione che pulsa insieme alle linee e le ombre in movimento, un disegno-fotogramma dietro/dentro l’altro. Cinema che sa di terra (ma anche di sogni), di memoria, di cose solide, essenziali, di valori profondamente radicati, di laica sacralità della vita, spietata e irrinunciabile. Onore alla Cineteca Italiana di Milano, che nel 2009 a Simone Massi ha dedicato un libro, «Poesia Bianca» (a cura di Roberto Della Torre), con un dvd che contiene tutta la sua opera. Grazie a loro il suo lavoro non è più così invisibile. Chi vuole avere informazioni o tenersi aggiornato, può anche seguirlo sul sito www.simonemassi.it. Il resto è nelle mani dei produttori (italiani ed europei) e dei mecenati nostrani (sigh!) che vorranno investire sul suo talento e permettere alla sua arte di sopravvivere all’omologazione del mercato.