CINEFORUM / 568

The Teacher. Una lezione da non dimenticare

Chi controlla i controllori? Chi vigila su coloro che esercitano il potere? Calza a pennello al film The Teacher di Jan H?ebejk l'interrogativo ricorrente del fumetto-romanzo Watchmen di Alan Moore. Il regista ceco solleva una questione morale di pressante attualità mettendo in scena una scolaresca quale microcosmo di un intero sistema sociale qui a denuncia degli eccessi del regime comunista ma, più genericamente, sulla corruzione delle persone di potere tout court. L'insegnante del titolo, la brava Zuzana Mauréry vincitrice del premio come miglior attrice al Festival di Karlovy Vary dove il film è stato presentato in concorso, è una donna dall'aspetto materno ma senza figli, recentemente rimasta vedova, che il primo giorno di scuola parla alla sua nuova classe con voce suadente e melliflua dolcezza. In questo apparente clima di normalità, però, emerge subito una nota dissonante. La maestra domanda ai suoi allievi di alzarsi in piedi per presentarsi agli altri specificando il mestiere dei propri genitori e ne prende prontamente nota sul suo taccuino.

È qui che l'insegnante comincia a tessere la propria rete diabolica, pretendendo dagli adulti in questione ripetute prestazioni o favori personali. Per coloro che si sottraggono alla legge del sistema, le ritorsioni sono durissime e spietate, poiché vengono esercitate sui loro figli, penalizzandoli o umiliandoli durante le lezioni. Non solo, alcuni allievi verranno reclutati a casa dell'insegnante a svolgere le faccende domestiche, mentre la donna impartisce loro ordini con il sorriso sulle labbra e intanto accoglie un padre venuto per ripararle la lavatrice, mentre con caffè e dolcetti ne intrattiene un altro con cui mira a intessere una relazione sentimentale. L'insegnante, che gode della benevolenza e della protezione di alcune alte cariche del regime, legittima le proprie continue pretese schermandosi dietro un reiterato vittimismo sulla propria condizione di vedovanza.

La convincente interpretazione della Mauréry riesce a coniugare bene l'affettazione cortese dei modi con una pervasiva volontà di sopraffazione e, laddove qualcuno oppone resistenza, si intravede celata dietro la maschera un'ira furibonda e devastatrice. Ambientato nel 1983 alla periferia di Bratislava, il film è ispirato a una storia vera e si libra tra la commedia nera e il film d'inchiesta, con una conclusione che ammicca ai finali del genere horror. Questa commistione di stili si dispiega su un registro narrativo non lineare, un'idea di regia che alterna scene di vita quotidiana dei ragazzi dentro e fuori la scuola alle inquadrature dei genitori, seduti negli stessi banchi dei loro figli, chiamati a esprimersi sul comportamento dell'insegnante davanti alla preside.

Una metafora significativa e palese dei comportamenti umani, basata per lo più sul determinismo acquisito attraverso l'educazione, tanto è vero che i figli più ribelli sono proprio quelli dei genitori che rifiutano di adeguarsi ai dettami della professoressa. Il regista segue con una macchina a mano di impronta documentaristica gli adulti che si schierano a favore o contro l'insegnante ma, nel profluvio verbale di accuse e difese, sembra planare nel film giudiziario ed è implicito il riferimento cinefilo a La parola ai giurati di Sidney Lumet. In questo film di H?ebejk tutto l'intreccio è costruito per spiazzare le attese dello spettatore e fargli attraversare diversi generi e stili cinematografici nell'attesa di un verdetto non così scontato.