Ovvero, come vedere un milione di film e vivere felici: quest’anno il tradizionale convegno di studi che si svolgerà sabato 21 settembre 2019 organizzato dalla Federazione Italiana Cineforum, nostro benemerito editore, verterà sul tema del “canone cinematografico”.
Il concetto di “canone” è trasversale al mondo dell’arte: ridefinito in continuazione, accettato o contestato, modulato secondo accezioni differenti, talvolta rifiutato apertamente. Ma di cosa parliamo, quando parliamo di canone cinematografico? Il cinema è arte recente e, in quanto tale, dai contorni tutto sommato non sempre ben definiti, visto la sua commistione con lo sviluppo tecnologico, con le strategie dell’industria culturale e con il mercato cui essa si rivolge, di conseguenza influenzabile e influenzato dai fattori più disparati.
Se vogliamo cercare di definirlo in maniera “neutra”, il canone cinematografico può essere inteso come quel percorso il cui compimento ci conduce a dare forma consapevole al nostro amore per il cinema in tutte le sue forme e declinazioni: cinefilia educata, per così dire, e capace di argomentarsi. Ma anche un tale approccio può, anzi deve, essere problematizzato, diventare oggetto di analisi per una nuova messa a fuoco della domanda di legittimità che lo riguarda; tanto più di questi tempi, in cui la narrazione e la rappresentazione cinematografiche sono soggette a continue mutazioni condotte su piani diversi (ideativi, produttivi, di consumo), tali da far nascere a volte il dubbio che il discorso sul cinema di oggi non abbia più il medesimo significato di quello possibile fino a pochi anni fa.
Il canone cinematografico, dunque, tra funzione descrittiva e funzione prescrittiva diventa uno strumento necessario per fare il punto sullo stato delle cose e per esplicitare i riferimenti necessari ad articolare la prospettiva in cui contestualizzarlo. Parlarne significa anche dare indicazioni su quali soggetti a buon diritto vadano considerati come depositari di una attendibile proposta circa i nomi e/o i titoli che vi debbano rientrare. Questione, anche questa, tutt’altro che risolta: i critici (quali)? gli storici? E dal momento che un canone deve per forza avere un destinatario, come definirlo? In quale relazione collocarlo con l’oggetto del discorso, per quanto riguarda ad esempio approccio, interessi, aspettative più o meno specifiche?
Le relazioni che si succederanno proporranno ai presenti punti di vista, considerazioni e percorsi frutto delle personali esperienze dei relatori: critici e studiosi appartenenti a generazioni diverse. Inevitabilmente ne risulterà un profilo frastagliato dell’argomento, un confronto che ci auguriamo appassionato e poco incline ai compromessi. E per non farci mancare nulla allargheremo anche il discorso oltre i confini euro/hollywoodcentrici in cui quasi sempre la faccenda viene risolta: quale posto, quale tradizione, quale canone per il cinema asiatico la cui presenza tra noi è ormai importante almeno tanto quanto l’ignoranza storica che mediamente ne abbiamo? A coordinare e moderare ci sarà Emanuela Martini, il cui ruolo – c’è da aspettarselo – non sarà semplicemente quello di dirigere il traffico…