Janus Metz

Borg/McEnroe

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Probabilmente non è un caso che Borg McEnroe e La battaglia dei sessi siano film contemporanei. Entrambi raccontano una sfida tennistica ben precisa (la finale di Wimbledon del 1980 e il match tra Bobby Riggs e Billie Jean King del 1973) per raccontare uno scontro molto più delicato e scivoloso: quello con la vita.

Se infatti Billie Jean era alla ricerca della sua identità e Bobby Riggs alle prese con la crisi di mezza età, ora tocca a Björn Borg, stressato dal successo e da una rabbia repressa sin dal passato, e al suo rivale per eccellenza, John McEnroe. Per stile di gioco e per carattere, i due sono agli antipodi: il primo elegante e silenzioso (dentro e fuori dal campo), il secondo aggressivo e impulsivo. Due facce della stessa medaglia spinte agli estremi da una passione viscerale che si è trasformata, per loro, in una questione “di vita o di morte”.

Vincere o perdere una partita da tennis non è più un atto sportivo. Vincere o perdere è tutto. Se quindi per i protagonisti la competizione sul campo è vita (come ci viene ricordato sin dall’inizio attraverso una citazione di Andre Agassi), è proprio sotto questa lente che dobbiamo inquadrare il film di Janus Metz. Basta poco per intuire quanto il regista sia molto più interessato al trascorso dei suoi personaggi, ai loro ricordi, invece che alla grande finale del 1980.

Ossessioni, amicizie, amori, nervosismi, pianti, rimorsi e timori sono i veri protagonisti, non il campo verde, non le palline o i punti segnati dal tabellone luminoso. Queste le ragioni che spingono il regista a dare forma a un progetto semplice e lineare, strutturato sul più classico dei climax sportivi (il contesto di riferimento è romanzato, i due atleti si erano già scontrati diverse volte prima di Wimbledon) e mirato a spingere l’acceleratore della retorica nelle sequenze finali. A Metz non interessa il tennis, che quindi diventa solo il tramite per raccontare due solitudini complementari, due caratteri estremi destinati a riconoscersi e consolidarsi a vicenda (Borg e McEnroe sono grandi amici ancora oggi) poiché capaci di comprendersi.

Due personalità in preda alle emozioni che per sopravvivere (o vincere una partita) non devono far altro che cercare costantemente un equilibrio (in tal senso è esplicita l’inquadratura che apre e chiude il film con Borg intento in esercizi ginnici appeso alla ringhiera del suo balcone). Verrà ripetuto più volte che tennis si vince con la testa. A primeggiare sarà colui in grado di mettere ordine per primo. In questo Borg era migliore (ed effettivamente la bilancia del film pende nettamente a suo favore), ma è proprio nella necessità di fare i conti con sé stessi, chiaramente stimolati da un rivale, che risiede la componente più magica di questo duello, di questo sport e quindi, forse, anche della vita.

Borg/McEnroe
Svezia, Danimarca, Finlandia, 2017, 100'
Titolo originale:
Borg/McEnroe
Regia:
Janus Metz
Sceneggiatura:
Ronnie Sandahl
Fotografia:
Niels Thastum
Montaggio:
Per K. Kirkegaard, Per Sandholt
Musica:
Carl-Johan Sevedag, Jon Ekstrand, Jonas Struck, Vladislav Delay
Cast:
Ian Blackman, Jackson Gann, Leo Borg, Marcus Mossberg, Robert Emms, Scott Arthur, Shia LaBeouf, Stellan Skarsgård, Sverrir Gudnason, Tuva Novotny
Produzione:
Danish Film Institute, Film i Väst, Film- & TV-Fond, Finnish Film Foundation, Nordisk Film Nordisk, SF Studios, SF Studios Production AB, SVT, Swedish Film Institute, Yellow Film & TV
Distribuzione:
Lucky Red

Una delle più straordinarie rivalità sportive di tutti i tempi che ha cambiato in modo indelebile la storia dello sport mondiale. Da una parte l’algido e composto Bjorn Borg, dall’altra l’irascibile e sanguigno John McEnroe. Il primo desideroso di confermarsi re incontrastato del tennis, il secondo determinato a spodestarlo. Svelando la loro vita fuori e dentro il campo, il film è il ritratto avvincente, intimo ed emozionante di due indiscussi protagonisti della storia del tennis e il racconto, epico, di una finale diventata leggenda: quella di Wimbledon 1980.      

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