Ripercorrendo la mappa degli esordi del cinema italiano del nuovo millennio la figura del siciliano Gian Paolo Cugno assume un carattere particolare perché la sua opera prima del 2006, Salvatore – Questa è la vita, ebbe alle spalle la Walt Disney per la produzione e la distribuzione, creando nel mercato nazionale prospettive industriali remote, fiduciose quanto disattese. Ma l’opera di Cugno è proseguita tuttavia sempre con il “cuore fermo in Sicilia”, per parafrasare/citare il memorabile documentario di Gianfranco Mingozzi ideato da Cesare Zavattini e arricchito dal commento di Leonardo Sciascia. Prova ne sono La bella società (2010), I cantastorie (2016) e questo Indagine sulla famiglia, originariamente intitolato Il caso Dramonterre, che allinea un cast di veterani, da Mariano Rigillo a Sebastiano Lo Monaco e Filippo Mazzarella, per congiungere sempre le due sponde dell’Oceano, Stati Uniti e Italia nella prospettiva dell’Isola a Tre Punte per eccellenza, passato e presente a partire da una storia vera, ma profondamente verghiana dentro, di terra e sangue, delitto e (ingiusto) castigo, potere e affari, colore e bianco e nero, padroni, notabili e contadini.
L’impressione forte che attraversa il decorso a chiave, necessariamente giallo, di Indagine di famiglia/Il caso Dramonterre è di una fisiologia del cinema contemporaneo a guardare a ritroso di necessità per raccontare la Storia e costruire di conseguenza storie sostenibili. L’ansia e i segreti di un universo scomparso o sopravvivente soltanto attraverso figure ultracentenarie, come la protagonista che ricorda e riconnette i fili del caso giudiziario, induce a riflettere su come oggi neppure l’effetto chiaroscurale sia concepibile, a fronte di un orizzonte piatto, a luce diffusa ma inconsistente e immemorabile, impossibilitata a reggere il confronto con la linea retroattiva di qualsiasi discorso concepibile.
Cugno quindi racconta sapendo di dovere retrocedere per restituire sullo schermo spessore e senso, rendendo quindi palese lo scacco che sconta l’attualità al cospetto dei suoi cupi fantasmi di lungo corso, e tuttavia assai più significativi e prospettici di ogni trita altra quotidianità in circolazione altrimenti concepita su misura di incassi a monte, da Tax Credit.
Una lettera inviata dalla Sicilia viene recapitata sessant'anni dopo in una casa del Connecticut, negli Stati Uniti. La destinataria è la signora Maria Spada, emigrata in America nel dopoguerra, riunitasi quel giorno con la famiglia per festeggiare il suo centesimo compleanno. Nella lettera, un avvocato comunica a Maria di aver finalmente trovato prove inconfutabili dell'innocenza del padre, del nonno e dello zio Pietro, ingiustamente accusati alla fine del diciannovesimo secolo di un omicidio...