Bong Joon Ho

Mickey 17

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Con Parasite, Bong Joon-ho ha riscritto la storia del cinema, vincendo per la prima volta l’Oscar per il Miglior film con un’opera non in lingua inglese. A sei anni di distanza torna in sala portandosi dietro un’attenzione e un’attesa da parte di critica e (soprattutto) pubblico che finora non aveva mai avuto in carriera. La buona notizia è che in Mickey 17 ci sono praticamente tutti gli ingredienti tipici del cinema del regista coreano: c’è la lotta di classe, ci sono i ricchi potenti e spietati, ci sono i mostroni e i mondi distopici; ci sono l’umorismo grottesco, la satira sociale, il cinema di genere e l’anti-capitalismo. La cattiva notizia è che questa volta, più che dalle parti del film che gli valse Palma d’oro e Oscar, siamo più dalle parti di Okja.

Tratto dal romanzo Mickey7 di Edward Ashton, il film segue Mickey Barnes, un impiegato usa e getta che, ogni volta che fa una brutta fine, viene “ristampato” in 3D con tutti i suoi ricordi. Il suo ruolo da “sacrificabile” serve a fare da apripista nella colonizzazione del pianeta ghiacciato Niflheim, seguendo le direttive di un politico fanatico che, assieme alla moglie, è al comando della base spaziale. Il cuore della vicenda è insomma piuttosto evidente fin dalle sue premesse: cosa significa essere umani in una società in cui siamo diventati solo carne da macello e dove la vita e la morte hanno perso di significato? Ma anche, cosa ci ha portati ad accettare con noncuranza l’idea di essere delle cavie utili solo ad arricchire i politicanti populisti del momento?



Domande e questioni che hanno sempre trovato spazio all’interno della filmografia di Bong e nella sua visione molto umana del mondo, ma che in questo caso - un po’ com’era successo con il dimenticabile già citato Okja - si scontrano con uno svolgimento didascalico e superficiale che lascia a dir poco interdetti. Se da una parte il tono grottesco sembrerebbe funzionale a una rappresentazione metaforica degli Stati Uniti di oggi, il film (girato nel 2022 e arrivato in sala solo nel 2025 a causa di una serie di rinvii) esce in un momento storico in cui la realtà supera di gran lunga la fantasia e quello che appare su schermo non ha mai la giusta cattiveria per risultare realmente incisivo. Forse è proprio la scelta del tono, prima di ogni altra cosa, a rendere davvero poco efficace ciò che il film vorrebbe raccontare. In questo senso, anche l’ampio utilizzo della voce fuoricampo contribuisce ad appiattire il contesto ambientale e sociale, riducendolo a una serie di aneddoti raccontati a parole che tolgono alle immagini gran parte della loro importanza.

Anche la “routine” della morte, presentata inizialmente come motore trainante dell’opera, non riesce mai a trasformarsi in un elemento narrativo centrale e particolarmente interessante, come per esempio era in Edge of Tomorrow con Tom Cruise. Allo stesso modo, i dilemmi filosofici legati al tema del doppio, dell’identità e della clonazione non trovano alcun tipo di sviluppo, anzi, in un certo senso sembrano esaurirsi nella prima mezz’ora di film, prima che compaiano i titoli di testa. Sono molti quindi gli spunti messi sul piatto da Mickey 17, ma nessuno di essi dà mai l’impressione di poter concedere allo spettatore quel tipo di lettura stratificata a cui Bong Joon-ho ci ha abituato in passato. Così, pian piano, ognuno di essi si dissolve senza lasciare traccia.



Viene quasi da chiedersi se, vista la superficialità con cui mette in scena la propria idea di fantascienza grossolana e grottesca, Bong non abbia una considerazione talmente bassa del pubblico americano da dover confezionare un film in cui tutto è così evidente da risultare quasi irritante. Perché in effetti anche Okja, altra incursione hollywoodiana, soffriva bene o male di questi difetti (sebbene fosse un film apparentemente molto meno ambizioso). Ma poi ci si ricorda di Snowpiercer, di quell’incredibile uso degli ambienti (altro elemento dove Mickey 17 è davvero deludente), della sua energia visiva, della sua potenza estetica, della sua carica sovversiva, che si finisce col rispondersi da soli che no, probabilmente non è una questione di approccio voluto, quanto di operazione davvero poco riuscita.


 

Mickey 17
Corea del Sud, Stati Uniti, Gran Bretagna, 2025, 137'
Titolo originale:
id.
Regia:
Bong Joon Ho
Sceneggiatura:
Bong Joon Ho
Fotografia:
Darius Khondji
Montaggio:
Jinmo Yang
Musica:
Jung Jae-il
Cast:
Robert Pattinson, Steven Yeun, Michael Monroe, Patsy Ferran, Cameron Britton, Christian Patterson, Lloyd Hutchinson, Samuel Blenkin, Ian Hanmore, Sabet Choudhury, Tim Key
Produzione:
Warner Bros., Plan B Entertainment, Offscreen, Kate Street Picture Company
Distribuzione:
Warner Bros Italia

In un futuro prossimo, la mancanza di opportunità sulla Terra spinge le masse al pellegrinaggio interstellare. Per sfuggire a dei pericolosi usurai, Mickey Barnes accetta di imbarcarsi su un'astronave e firmare un contratto da expendable, tuttofare destinati a morire ripetutamente grazie a una tecnologia che consente di "ristampare" un corpo all'infinito mantenendone la coscienza.

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