Matt Reeves

The Batman

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Pur nell’ancora relativa esiguità della sua produzione, Matt Reeves è da sempre abituato alla riscrittura creativa di un marchio utilizzato in passato da qualcun altro. Che sia un remake (Blood Story) o il tentativo di rinverdire un franchise (Apes Revolution e The War per quanto riguarda Il pianeta delle scimmie), egli si ritrova a dover reinterpretare e (spesso) riscrivere vicende, volti e situazioni già celebri per proporli in una prospettiva i cui margini di specificità sono sempre piuttosto ridotti. Pur essendo un grande fan del personaggio fin dall’infanzia, il suo Batman giunge dopo un corredo cinematograficamente ampio, non sempre soddisfacente, ma di fatto onnicomprensivo, visto che ha attraversato le modalità dark di Tim Burton, quelle kitsch di Joel Schumacher, fino a raggiungere le vette esistenzialiste di Christopher Nolan, apice drammatico che aveva fatto pensare ai più a un impossibile futuro per l’eroe notturno di Gotham City se non in un’ottica meramente commerciale votata inevitabilmente al ribasso, come la versione fracassona di Zack Snyder aveva confermato.

E invece il Batman di Reeves, tronfio delle sue quasi tre ore dense, ricamate in atmosfere claustrofobiche e in arzigogoli narrativi che avvincono, trova la sua legittima ragione d’essere, in virtù di un semplice ribaltamento di asse, peraltro dichiarato apertamente in una delle sequenze esteticamente più affascinanti del film, quella al termine dell’inseguimento adrenalinico tra il supereroe e Pinguino (nel quale, se per pura irrealizzabile ipotesi ci si trovasse completamente all’oscuro di ogni notizia, trailer, paratesto, gossip o lancio pubblicitario, sarebbe più probabile vedere un epigono di Tony Soprano che riconoscere il Colin Farrell che invece lo interpreta).

Reeves, infatti, riesce a generare il piano più iconico del film grazie a una soggettiva capovolta (di Pinguino, riverso sull’asfalto) sulla sagoma (oscura, manco a dirlo) dell’uomo pipistrello, stagliato su uno sfondo infuocato intensamente arancione, mentre avanza lentamente fino a giungere in prossimità dell’obiettivo e quasi affacciandosi, unendo in una sola inquadratura i due concetti che caratterizzano l’operazione alla base del film, l’inversione della prospettiva e la retorica dello sguardo.

Il Batman di Reeves s’ispira direttamente a un trittico di graphic novel (Batman Ego, Anno uno e Il lungo Halloween) per mostrare un supereroe nelle prime fasi della sua carriera di vendicatore, in un momento ancora iniziale di apprendistato a cui allude anche l’articolo del titolo, volto a introdurre l’eroe a scapito dell’inconfondibile brand. Più che come un eroe ipervitaminico pronto a colpire in azioni fulminee i nemici, la sua figura si muove con l’insolita cautela di un perito della scientifica introdotto sulla scena del crimine dal suo sodale, il tenente Jim Gordon (Jeffrey Wright), causando diffidenza e reazioni astiose negli altri poliziotti, refrattari a concedere fiducia a colui che considerano un’eccentrica anomalia nella prassi delle indagini. La consueta imperizia nella scoperta dei superpoteri e dei gadget a disposizione, il cui apice ancora inarrivabile rimane il primo Spider Man di Raimi, superiore per tocco ironico anche alla ricerca deliberata della gag dello Shazam! di David F. Sandberg, Reeves la liquida nella caduta rovinosa dopo uno spettacolare volo con tuta alare tra i palazzi di Gotham City, inserendo la situazione all’interno di una sequenza più articolata, evitando di isolarla programmaticamente dall’insieme e perseguendo quel misto di detection preliminare e successiva azione nella quale sfocia il film nell’ultima parte.

L’impianto è mystery, immerso in toni apertamente neo-noir: Reeves, consapevole del ristretto campo di attuazione, lavora sull’estetica di genere per fornire quelle dinamiche psicologiche essenziali all’eroe, necessarie dopo il Batman di Nolan. L’oscurità, la pioggia battente, le smisurate linee verticali, i neon che lacerano la fotografia asfissiante di Greig Fraser sono il corredo sostanziale di un lavoro compiuto sulla resa dell’immagine ancor prima che sulle dinamiche del racconto. Il risultato è un film fatto di inquadrature prive di ampiezza, opache e appiattite a causa dell’uso insistito di obiettivi a focale lunga che schiacciano i personaggi in una dimensione dolorosa e appartata. Anche la solita spettacolarità dei superheroes movies è mediata da questa evidenza estetica, e così il dettaglio assorbe la dinamica action, mentre il montaggio serra i tempi e chiude le possibilità di estensione nello spazio, come testimonia in modo esemplare la già citata scena dell’inseguimento con Pinguino.

Il resto lo fa l’accurata caratterizzazione dei protagonisti. Il Pattinson senza costume, malgrado la sua consueta fissità, esprime una ricercata disperazione catatonica, grazie anche al volto scavato, al mento puntuto e all’occhio bistrato, sbafato come un joker teso nello sforzo di un’elaborazione. Paul Dano è un Enigmista ricalcato fin troppo sullo Zodiac di Fincher ma i suoi tic folli, le sue stereotipie comportamentali ne fanno una maschera degna di comparire in un’ideale antologia cinematografica dei più inquietanti villains dell’Uomo pipistrello.

Ed è proprio tra i due contendenti che si realizza quella vettorialità degli sguardi che è l’altro grande punto nodale su cui Reeves costruisce la sua versione dell’eroe DC. Le traiettorie si inseguono furtive (il cannocchiale dell’Enigmista), si sovrappongono (Catwoman e Batman condividono la stessa visione grazie alle lenti a contatto per la realtà aumentata), si rispecchiano (Bruce Wayne rivede se stesso orfano osservando il figlio del sindaco Mitchell) e divaricano (nello specchietto retrovisore della Bat-moto), interrompendosi in attesa del successivo capitolo della nuova saga e confermando quanto sia fondamentale la mediazione dello sguardo nell’intera filmografia di Reeves.


 

The Batman
USA, 2022, 176'
Regia:
Matt Reeves
Sceneggiatura:
Matt Reeves, Peter Craig
Fotografia:
Greig Fraser
Montaggio:
William Hoy
Musica:
Michael Giacchino
Cast:
Robert Pattinson, Zoë Kravitz, Paul Dano, Jeffrey Wright, Peter Sarsgaard, John Turturro, Jayme Lawson, Andy Serkis, Colin Farrell, Amber Sienna, Barry Keoghan, Rupert Penry-Jones, Todd Boyce, Max Carver, Charlie Carver, Iana Saliuk, Alex Ferns, Con O'Neill, Jay Lycurgo
Produzione:
DC Entertainment, Warner Bros.
Distribuzione:
Warner Bros. Pictures

Due anni trascorsi a pattugliare le strade nei panni di Batman, incutendo timore nel cuore dei criminali, hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham City. Potendo contare su pochi fidati alleati - Alfred Pennyworth e il tenente James Gordon - tra la rete corrotta di funzionari e figure di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini. Quando un killer prende di mira l'élite di Gotham con una serie di malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman, Oswald Cobblepot / alias il Pinguino, Carmine Falcone e Edward Nashton / alias l'Enigmista. Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il colpevole e rendere giustizia all'abuso di potere e alla corruzione che da tempo affliggono Gotham City.

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