A inizio dicembre, a un mese dall’uscita, C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha incassato 25 milioni di euro. Un sacco di soldi. Bianco e nero, senza supereroi (ma potremmo classificare Delia tra le supereroine invisibili di tutti i giorni), alcune soluzioni narrative “stranianti” (il ballo delle botte, per esempio).
Certo, tema scottante; ma da quando in qua i temi scottanti portano la gente al cinema? Almeno non in decenni recenti. Al di là delle analisi sui motivi “sociologici” del successo di C’è ancora domani, c’è da augurarsi che sia solo un inizio. Di due fenomeni. Il primo è che questo (insieme alle manifestazioni che si sono tenute ovunque) non sia un fuoco di paglia, un picco al quale segue una caduta dell’attenzione e dell’impegno. Che la violenza di genere (su tutti i generi e specie e indotta da qualsiasi fede e ideologia) resti al centro dell’attenzione, dell’analisi e della legislatura. Che non ci dimentichiamo delle scarpe rosse, come abbiamo dimenticato (o abbiamo catalogato senza davvero acquisirle) tante istanze delle diverse ondate di femminismo, dall’800 a oggi. In questo senso, il film di Paola Cortellesi è importante perché si retrodata a ottant’anni fa, che non sono ovviamente all’origine della disparità di genere (per la quale dovremmo arretrare fino alle radici di una cultura che abbiamo tutti incistata dentro). Ma la storicizzazione, le date (come i fatidici 2 e 3 giugno 1946, quando le donne italiane finalmente votarono) sono importanti, come dimostra anche un regista (maschio) che va indietro di un paio di secoli per raccontarci di una ragazza cadavere risorta dalle proprie ceneri e capace di acquisire in pochissimo tempo sapere, istinti, abilità e arti avanzatissime: Bella, di gran lunga migliore di tutti gli uomini che la circondano e capace di tenerli in scacco, il bellissimo “mostro”, la suffragetta. Scavare indietro e ricordare è fondamentale per capire a che punto siamo e come ci siamo arrivati. Teniamoci strette le scarpe rosse e magiche di Dorothy (Il mago di Oz), come quelle di Vicky Page (Scarpette rosse), vittima della violenza psicologica degli uomini che l’amavano.
Secondo fenomeno, in breve: che gli spettatori comincino a riconciliarsi con le sale? A parte i campioni d’incassi, negli ultimi mesi del 2023 e i primi del 2024, sono usciti e usciranno tanti film belli. Molto belli: quelli di cui parliamo in questo numero, ma anche Perfect Days di Wenders, Past Lives di Celine Song, Hitman di Richard Linklater e il miglior film del 2023, che resta Foglie al vento di Aki Kaurismäki. Non perdeteli.