Concorso

Armageddon Time di James Gray

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In francese si direbbe che Paul Graff (Banks Repeta), ragazzino dai capelli rossi e dal volto angelico appartenente a una famiglia piccolo borghese ebrea del Queens, fa les quatre cents coups. Ne combina di tutti i colori infatti nella scuola pubblica che frequenta, spesso in compagnia del suo amico Johnny, un ragazzino nero affidato alle cure della nonna. Indisciplinato, brillante, appassionato d’arte, Paul vuole fare l’artista ma la sua famiglia, soprattutto il nonno (Anthony Hopkins) al quale è legatissimo, vorrebbe prima garantirgli un’istruzione adeguata garanzia di promozione sociale e di un futuro radioso. Paul però scalpita e, insofferente alle regole, si muove di marachella in marachella, il più delle volte protetto dalla madre amorevole (Anne Hataway), fino a quando, sorpreso a fumare una canna nei bagni della scuola, il padre (Jeremy Strong) si abbatte con tutta la sua rabbia su di lui decidendo, con l’aiuto economico dei nonni, di iscriverlo alla rigida scuola privata che già frequenta il fratello maggiore. 

Proprio il richiamo all’esordio di Truffaut che ha per titolo quell’espressione idiomatica che perde di senso nella sua traduzione italiana, diventa esplicito nel film quando Paul ha l’idea di rubare dalla scuola un computer che sembra aggiornare agli anni Ottanta la macchina da scrivere che sottraeva Antoine Doinel dall’ufficio del padre. Con quest’ultima bravata nella quale coinvolge il recalcitrante Johnny, Paul si avvia a varcare la soglia dell’età adulta, compiendo un passo decisivo verso la consapevolezza delle ingiustizie e dei privilegi che segnano la vita in un senso o nell'altro. In quel momento Paul prende coscienza di come l’eterna lotta tra bene e male, quella che James Gray richiama fin dal titolo di questo coming of age esplicitamente autobiografico, non sia solo questione di trasgressione, ma sia parte integrante della vita adulta.

Un film in cui il regista newyorkese riprende i temi del suo cinema, la famiglia, la ribellione agli schemi precostituiti e alle regole imposte, l’affrancamento dalle figure guida, ma anche il peso delle origini, il melting pot culturale connaturato alla sostanza del popolo americano, le tensioni politiche e sociali che avvolgono i personaggi. È però anche un film in cui Gray riporta il suo universo a una più calibrata misura, superando la ricercatezza formale più estetizzata in favore di uno sguardo più umano, ravvicinato e caldo, uno sguardo che dà forma a un mondo cinematografico fatto di scene domestiche, di piccoli racconti di vita scolastica, di punizioni, risate, lacrime, abbracci. Un film straziante e vitale come lo è diventare adulti, come lo è decidere che posizione prendere, come lo è rendersi conto di ciò che ci circonda, anche quando si tratta del male, delle ingiustize, di un razzismo che è parte integrante di una società contraddittoria in cui si profilano – con l’avvento di Reagan che proprio all'Armageddon fece riferimento in un noto discorso che alimentava la paura di un'imminente guerra nucleare – i presupposti del contemporaneo conservatorismo ancora fondato sulla retorica di un nemico minaccioso che incombe.

Intorno al compromesso morale necessario a realizzare il sogno americano Gray costruisce il suo romanzo di formazione a cui dà forma con una giustezza di scrittura e di recitazione lucidissime. Il compromesso è quello che impone ai personaggi, anche a seconda delle fasi della vita, una reazione: può essere scoperto, come è per Paul quando il padre finalmente gli parla con la franchezza che si deve a un figlio che cresce; o può indurre, semplicemente e dolorosamente, alla sua amara accetazione come è per i genitori rappresentanti di una generazone di mezzo schiacciata tra l'inadeguatezza, la voglia di affermazione e il senso di responsabilità per la famiglia. Oppure, ancora, può prevedere una riappacificazione come è per il nonno che, seduto su una panchina senza il coraggio di dire all'adorato nipote che sta per morire, gli insegna tuttavia la possibilità della reazione. Crescere diventa allora trovare la propria posizione o almeno cominciare a pensare che la lotta tre bene e male è connaturata all'essere umani.

 

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