Dieci inverni, il primo film di Valerio Mieli, raccontava la storia d'amore tra Camilla e Silvestro, due ragazzi che nell'arco dieci anni, dopo essersi conosciuti appena maggiorenni, si incontravano e rincontravano di continuo, senza raggiungersi mai. Anche Ricordi? è una storia d'amore. Questa volta però non c'è una cronologia ben definita, anzi è come se le coordinate dello spazio e del tempo fossero dilatate e i contorni sfocati, quasi sbiaditi. Come se fossero visti attraverso la lente della memoria. E già dal titolo è chiaro: Mieli scrive una trama sfilacciata, scomposta, sovrapponendo i piani temporali e confondendo il presente con il passato per mettere in immagine l'effetto ingannevole dei ricordi.
Perché, si sa, il ricordo mente. Dice lui. No, non è vero, le cose sono già belle di per sé, ma siamo noi che non ce ne rendiamo conto perché distratti mentre accadono. Dice lei. Due diverse prospettive, nel duplice senso del termine: lui visto dagli occhi, anzi dai ricordi, di lei; e lei vista dagli occhi, anzi dai ricordi di lui. Lui è Luca Marinelli, “bello e tormentato”, sì, ma (finalmente), un po' meno delinquente. Lei è Linda Caridi, sempre allegra e un po' bambina. Si conoscono, si innamorano e si dimenticano di tutto il resto, nutrendosi esclusivamente della loro relazione in modo così naïf e così intenso da contaminarsi a vicenda, fino a non riconoscersi più. Finché a un certo punto accade, come in tutte le storie d'amore, che ci si guarda indietro e ci si chiede come mai non è più come prima.
Ed è forse per questo che i personaggi che interpretano non hanno un nome: perché incarnano, in senso stretto, il rapporto di coppia nel suo evolversi e trasformarsi. Le cose sono meno belle perché finiscono, dice lei. No, le cose sono meno belle perché ci angosciamo che finiscano, dice lui. È questo a consumare la relazione: la consapevolezza struggente del tempo che passa e non tornerà mai più come prima. La nostalgia di qualcosa di bellissimo e inafferrabile, cristallizzato negli attimi del tempo. Qualcosa che nasce e si esaurisce in quell'istante stesso, e che proprio per questo, forse, non è mai esistito.
«Il vero tradimento è cambiare e non far sapere all'altro che si sta cambiando», ha detto una volta la filosofa Michela Marzano. E se c'è una cosa che Ricordi? riesce a mettere a fuoco, anche nell’indefinito mosaico di memorie in frantumi, è proprio questo: che le persone, come le relazioni, cambiano, in un continuo ma impercepibile ridefinirsi e spostarsi dal punto di partenza. Ma che, allo stesso tempo, è proprio nel cambiamento che la relazione può trovare nuova energia vitale. Per farlo, però, bisogna imparare a riassestarsi, lentamente e faticosamente, e muoversi, millimetro per millimetro, verso se stessi. E, soltanto dopo, verso l'altro.