Al suo terzo lungometraggio come regista, Cristiane Oliveira (che è anche produttrice e montatrice di film diretti da altri) continua a concentrare la sua attenzione su personaggi femminili. La protagonista di Fino alla fine della musica (Até que a Música Pare) è una donna non più giovane, il cui marito esercita ormai da anni un'attività commerciale ambulante, un po' piazzista e un po' intermediario. La storia si svolge nella regione del Rio Grande do Sul ed entrambi, marito e moglie, sono discendenti di immigrati veneti, come buona parte delle famiglie con cui hanno rapporti di conoscenza e amicizia. Questa particolarità si riflette anche nel linguaggio parlato nel film, in parte costituito dalla lingua taliàn – una sorta di koinè in cui si ritrovano parole dai dialetti dell'Italia settentrionale insieme a parole brasiliane, riconosciuta ufficialmente dal governo brasiliano nel 2014 come lingua minoritaria brasiliana – e in parte dal dialetto veneto.
Il cuore della vicenda è costituito dalla difficoltà di superare un lutto: la morte del figlio maggiore, che era diventato docente di filosofia, avvenuta in un incidente d'auto. Chiara, la protagonista, e il marito Alfredo vivono in modo diverso la perdita che li ha colpiti, anche a causa del dissidio religioso tra il defunto, approdato a posizioni agnostiche, e suo padre profondamente cattolico come, del resto, Chiara stessa. La situazione va incontro a sviluppi imprevedibili a causa dell'incrociarsi di due elementi di novità nel tran tran quotidiano: l'acquisto da parte di Alfredo di una tartarughina, che dovrebbe fare compagnia a Chiara mentre lui è impegnato nella sua attività itinerante, ma che finisce per tenersi in auto con sé dopo il rifiuto della moglie di compensare in quel modo la perdita del figlio; e l'incontro casuale della donna con un ragazzo italiano convertito al buddismo, che le parla della trasmigrazione delle anime dalle persone agli animali. Chiara chiede ad Alfredo di accompagnarlo nei suoi percorsi di lavoro, per stare vicina alla tartaruga in cui ha cominciato a intravvedere qualcosa di più di una semplice bestiolina... ma in questo modo diventa anche partecipe di alcuni aspetti delle transazioni commerciali del marito, che le appaiono scorrette e inaccettabili.
Il film diventa così anche la storia di una crisi matrimoniale che, dopo essersi avvicinata al punto di rottura, trova però una soluzione in grado di riconciliare i due coniugi, grazie anche alla serenità finale di Chiara cui non è estraneo il punto di vista della dottrina buddista ormai entrata a far parte del suo orizzonte interiore. Siamo dunque di fronte a una commedia dai toni quotidiani ma con qualche tocco impertinente e dai possibili risvolti drammatici – per quanto appena accennati. Oliveira lavora anche sul piano stilistico senza discostarsi da un tono realistico, sia per quanto riguarda il modo di guardare gli ambienti, i paesaggi, le persone, le situazioni domestiche (anche l'automobile diventa di fatto un prolungamento della casa) in cui sviluppare l'azione, sia per quanto concerne il montaggio, morbido e dialogante anche nei momenti di attrito e scontro tra i due coniugi, gestendo così un dispositivo testuale inteso a privilegiare la ricerca della riconciliazione nel rispetto della maturazione dei due protagonisti invece della rottura che li condannerebbe entrambi definitivamente alla solitudine.
Dopo la morte del figlio, una coppia sposata da più di 50 anni cerca di superare il dolore del lutto e la propria crisi matrimoniale, affidandosi anche alla teoria della reincarnazione delle anime...