Clint Bentley

Train Dreams

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È l’adattamento del racconto breve più riuscito di Denis Johnson, scrittore scomparso nel 2017 dalla prosa selvaggia e immaginifica che sembra concepita per il grande schermo, come dimostrano anche gli adattamenti di Jesus’Son di Alison MacLean e di Stars At Noon di Claire Denis. In Train Dreams viene raccontata la storia insieme intima ed epica di Robert Grainier, un orfano divenuto boscaiolo sulle prime linee ferroviarie nel Nordovest americano agli inizi del Novecento. Il film si appropria della tradizione cinematografica sulla fine della frontiera americana, confrontandosi apertamente con Malick, Cimino e, a tratti, persino con l’immaginario mitico di Ford, ma senza replicarne i gesti grandiosi.

Qui, l’Ovest non è un territorio da conquistare, ma uno spazio di lutto: lussureggiante, minaccioso, infinitamente bello e indifferente. La macchina da presa cattura questa ambivalenza con precisione pittorica; ogni albero sembra pulsare, ogni sprazzo di luce rivela una ferita. Il Nordovest americano, trasformato in giungla e santuario, riflette il protagonista, un uomo che ha imparato a esistere più attraverso l’osservazione che l’azione, sospeso tra ciò che era un tempo e ciò che non può più essere. Da qui il ritmo contemplativo, quasi ipnotico del film, mentre la voce fuori campo di Will Patton, calda, roca e saggia, funge da ponte tra l’interiorità letteraria di Johnson e il mondo sensoriale del regista Bentley.

Robert per lo più, come i personaggi di Faulkner, resiste nella sua baita di tronchi nella valle di Moyea, il suo Idaho privato. Vive quasi in punta di piedi nel suo tempo, un uomo comune travolto dalla violenza, dal progresso e dalle perdite che hanno segnato il West americano del Novecento. Bentley non lo filma come un eroe o una figura mitica, ma come qualcuno che cerca di dare un senso a un mondo che cambia troppo rapidamente. Da questa prospettiva intima, il film trova un tono elegiaco e umano, sostenuto dall’interpretazione sobria di Joel Edgerton e da un paesaggio che respira tanto quanto lui. Ci rivediamo in Robert, nelle sue risate gentili con la figlia, nelle sue battute con la moglie, nella fatica che affronta perché deve farlo.

La vera star è la fotografia di Adolpho Veloso, che crea scintille luminose di memoria che fluttuano nell’oscurità come braci ardenti di un falò. Il film ha una sua atmosfera, con la calda luce che inonda la casa di Robert di notte, il rosato rossore del sole che circonda lui e la moglie mentre si godono la reciproca compagnia. Il paesaggio sonoro spazia da una musica leggera e ritmata a suoni naturalistici presenti nell’ambiente: immagini e suoni sono così coinvolgenti che ci sembra di vivere la vita di Robert insieme a lui.

Ci sono improvvisi passaggi al buio nel film, e accadono rapidamente, bruscamente: un operaio cinese gettato da un ponte senza un motivo, un uomo che spara a un altro per vendicare il fratello, la devastante perdita di un amico. Questi momenti tormentano Robert che sente che la morte lo sta inseguendo. Nei brevi momenti che Robert condivide con l’amico Arn, l’uomo commenta la bellezza della vita e quanto siano preziose le relazioni. Incontriamo tante persone nel corso della nostra vita, e a volte diamo per scontato quanto possano essere fugaci queste relazioni.

Il film ci fa percepire il pathos di questa realtà e l’inevitabile natura della perdita con cui dobbiamo fare i conti ogni singolo giorno. Vedendo Robert lottare contro la disperazione e il dolore, ci chiediamo se ci sia un senso a vivere così. Ma dopo la devastazione arriva la ricostruzione, nuovi percorsi da percorrere, una vita che deve ancora essere vissuta fino alla fine.  Le immagini ricorrenti della natura che germoglia dagli spazi della morte nel film mettono in luce il rigoglioso rinnovamento insito nella vita: dalla morte scaturisce la vita, e la vita alla fine conduce alla morte. È la danza gioiosa che ci unisce tutti.


 

Train Dreams
Stati Uniti, 2025, 102'
Titolo originale:
id.
Regia:
Clint Bentley
Sceneggiatura:
Clint Bentley, Greg Kwedar
Fotografia:
Adolpho Veloso
Montaggio:
Parker Laramie
Musica:
Luis Almau, Nick Cave, Bryce Dessner
Cast:
Joel Edgerton, Clifton Collins Jr., Felicity Jones, Alfred Hsing, John Patrick Lowrie, William H. Macy, Nathaniel Arcand, John Diehl, Kerry Condon, Zoe Rose Short
Produzione:
Black Bear, Kamala Films
Distribuzione:
Netflix

America, inizio Novecento. Robert Grainier, nato e cresciuto orfano sul finire del secolo precedente, lavora come operaio e taglialegna nelle regioni selvagge dell'Idaho, nel pieno della grande espansione delle ferrovie americane. Si innamora di Gladys, con cui ha una figlia, ma dopo un tragico incendio si ritrova a vivere tra solitudine, memoria e un senso di spaesamento, cercando un equilibrio possibile negli anni a venire.

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