Jesse Eisenberg

A Real Pain

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È un piccolo gioiello A Real Pain, il secondo film da regista di Jesse Eisenberg dopo Quando avrai finito di salvare il mondo (2022, mai uscito nelle sale italiane ma disponibile in piattaforma), una quarantina di film da attore per cinema e tv e un po’ di teatro, anche come drammaturgo. Un film che proprio nel teatro ha la sua origine, nella pièce The Revisionist (2013), che racconta di un giovane scrittore ebreo americano, David, che si reca in terra polacca a conoscere un’anziana cugina sopravvissuta alle persecuzioni per ritrovare le sue radici, e vincere un blocco psicologico. Anche in quel caso Eisenberg interpretava David (mentre la cugina era Vanessa Redgrave); qui però, nel film, David parte per la Polonia con il cugino Benji per visitare la casa della nonna, morta da pochi mesi, che ha lasciato il suo paese dopo il 1939, stabilendosi negli Stati Uniti. David lo fa per Benji, che era talmente legato alla nonna paterna da andare in depressione e tentare il suicidio, successivamente alla sua scomparsa; Benji sbruffone, Benji insopportabile (è uno dei possibili significati del titolo), Benji talmente diretto nel manifestare la propria emotività da rendersi fastidioso, un peso per gli altri; ma al contempo empatico, carismatico, amabile; una persona libera, che non ha paura di esprimere se stessa, pur con tutte le contraddizioni e i malesseri del caso, contrariamente a David che, nel suo essere educato e controllato, una “persona civile”, diventa noioso, come lui stesso afferma. Poco originale, poco interessante. Uno che si addormenta quando bisognerebbe divertirsi, e che ha scelto una vita “borghese” quando l’altro vive ancora “nello scantinato della casa della madre”, e per di più a Binghamton.

Ecco, ad un primo, intenso livello il film è la storia del riavvicinamento, dopo parecchi anni, tra due cugini quarantenni che hanno passato l’infanzia insieme, ma hanno poi preso strade diverse; una storia che riesce ad essere intima e delicata nella delineazione di questi personaggi così lontani, ma alla fine così vicini. Kieran Culkin, che interpreta Benji, ha vinto Oscar, Golden Globe, un BAFTA e il premio della Chicago Film Critics Association; ma Jesse Eisenberg attore non è da meno nel rendere tutte le sfumature del suo personaggio, molto più trattenuto, calibrato ma profondo, che riesce a far trapelare, a tratti, il suo animo allegro e scanzonato, sotto l’apparenza seria e compassata e al di là del disturbo ossessivo-compulsivo che ad un certo punto dice di avere. In questo senso sono significativi l’inizio e la fine dell’opera, che ne danno anche la circolarità: David una sua vita ce l’ha, viene da qualcosa (con il taxi, il telefono alla mano, la fretta dei mille impegni che si sono lasciati alle spalle) e torna a qualcosa (la sua famiglia), mentre Benji lo incontriamo all’aeroporto e lo lasciamo all’aeroporto, nello stesso intenso primo piano, come se non avesse un posto in cui andare. In cui stare. 

Ma c’è dell’altro. E questo altro è il senso primo del film: il viaggio in Polonia, in un heritage tour, come strumento per riscoprire le proprie radici ebraiche, da parte dei due cugini e degli altri membri del gruppo, ognuno dei quali ha la sua storia. Per cui vediamo Varsavia con il monumento agli eroi del ghetto (quello della genuflessione di Willy Brandt nel 1970, davanti al quale si trova il Museo della storia degli ebrei polacchi), con quello che resta del ghetto ebraico, con il monumento all’insurrezione del 1944; e poi Lublino (la città della nonna dei protagonisti) con la porta Grodzka (o porta ebraica, perché separava il ghetto dal resto dell’abitato), i luoghi dell’ebraismo di metà ‘900 che ora non ci sono più o sono nascosti all’interno di palazzi (la sinagoga, la scuola, il teatro…), il cimitero che ospita la più antica tomba ebraica della Polonia (1541) ed infine il campo di concentramento, Majdanek, a pochi minuti d’auto dal centro della città. Un’immersione nel “dolore assoluto” che relativizza i piccoli dolori personali, un omaggio rispettoso e sentito ai polacchi che sono morti nel corso del secondo conflitto mondiale sia in quanto ebrei sia in quanto resistenti, contro i tedeschi che avevano occupato il paese ma anche contro i russi che nel 1944 li hanno lasciati soli, come viene sottolineato. Un tassello che va ad aggiungersi ai film sull’antisemitismo in Polonia come Il pianista di Roman Polanski, il documentario in cui lo stesso Polanski e Ryszard Horowitz girano per Cracovia (Hometown – La strada dei ricordi) e Chi scriverà la nostra storia di Roberta Grossman, in parte documentario e in parte finzione, ambientato nel ghetto di Varsavia durante la guerra. E che inserisce anche il tema del privilegio di cui gli ebrei americani ricchi godono oggi e del diritto, quindi, che hanno o non hanno di visitare i luoghi della sofferenza collettiva, viaggiando in prima classe e frequentando gli hotel di lusso (e qui il riferimento va ad Austerlitz di Loznitsa, anche se solo per questo aspetto).

        

La cosa più interessante è però forse, in tutto questo, la leggerezza che Eisenberg è riuscito a dare all’opera, che si potrebbe tranquillamente definire una commedia. Nella parte inziale, soprattutto, i toni sono ironici e giocosi, divertiti e buffi pur nella levità di fondo, come nella sequenza memorabile delle foto presso il monumento all’insurrezione di Varsavia; e la regia va di conseguenza, ora guizzante ora pacata, con la camera che segue i personaggi assecondandone i movimenti, o che si ferma ad accogliere il loro pianto, quando serve. La colonna sonora poi, basata sui notturni di Chopin (come su un notturno di Chopin cominciava Il pianista), contribuisce a creare l’atmosfera sognante ma concentrata e densa, che caratterizza l’opera.


   

 

 

 

 

A Real Pain
Stati Uniti, 2024, 90'
Titolo originale:
id.
Regia:
Jesse Eisenberg
Sceneggiatura:
Jesse Eisenberg
Fotografia:
Michal Dymek
Montaggio:
Robert Nassau
Cast:
Kieran Culkin, Jesse Eisenberg, Olha Bosova, Banner Eisenberg, Jakub Gasowski, Will Sharpe, Daniel Oreskes
Produzione:
Topic Studios, Extreme Emotions, Fruit Tree
Distribuzione:
Walt Disney Italia

Due cugini si recano in Polonia dopo la morte della nonna per vedere le loro origini e finiscono per partecipare a un tour dell'Olocausto.

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