Darren Aronofsky

Una scomoda circostanza

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Prendete la pallina da baseball di Underworld (1997) di Don DeLillo, cimelio di una partita tra Giants e Dodgers, nonché trait d’union in un imponente affresco di un’America residuale, letteralmente a pezzi; ponetela nelle mani di Darren Aronofsky, che con Una scomoda circostanza – Caught Stealing sterza verso un euforico, inaspettato divertissement, dove lo sport e la tifoseria galleggiano nella New York anni Novanta dell’era Giuliani, ancora trasandata e reietta, che negli stridori di “tolleranza zero” inietta ombre sul nostro presente.

Dal romanzo A tuo rischio e pericolo di Charlie Huston. 1998, Lower East Side di Manhattan. Ignara vittima di un intrigo crime schizoide, Hank (Austin Butler), più scapestrato alla Thomas Pynchon che Cary Grant hitchcockiano, è un’ex promessa del baseball, riciclatosi come barman dopo l’infortunio in un incidente stradale. Esuberante everyman votato ai Giants e alle bevute, viene travolto, a causa di un colluso vicino d’appartamento, in una guerriglia tra la mafia russa e quella ebraica, dove un immancabile MacGuffin innesca un tour de force nella metropoli, insidiata da twist di identità e pericolose alleanze.

Dopo l’allucinato microcosmo ecologista di mother! e il mastodontico naufragio intimistico di The Whale, con Una scomoda circostanza il regista newyorkese si inoltra in una riqualificazione (come quella dei quartieri d’ambientazione) del suo cinema, che tuttavia non elude le sue ardite cifre espressive, dall’affondo sanguigno nelle ferite esistenziali agli obliqui eccessi drammaturgici, qui distillati in una personalissima deviazione, ludica e catartica. Perché, a quasi trent’anni dall’esordio con π – Il teorema del delirio, affiora anche per Aronofsky la sensibilità per una rifinitura d’opera più introspettiva e rievocativa, condivisa da vari nomi nel cinema post-pandemico, con incursioni autobiografiche (Spielberg e The Fabelmans, James Gray e Armageddon Time e Tarantino e il memoir saggistico Cinema Speculation).

Echi delle origini ebraiche e russo-ucraine del regista e del suo apprendistato indie di mappatura urbana (con le riprese di π e Requiem for a Dream tra Brooklyn, Coney Island e Brighton Beach) modulano la periferica ronde scombinata, adrenalinica e kafkiana di Hank e sedimentano in un’articolazione d’intenti più aulica, oltre lo svaporato e sotterraneo amarcord. Dietro la forma del racconto, classicamente contemporanea ma anche sincopata da ellissi e frantumata dall’incubo, si preserva infatti, con più affetto che nostalgia, una testimonianza in fiction della New York di fine millennio, quella formativa per Aronofsky, con i riverberi postmodernisti, la street culture, la verace fauna umana di tanti sommersi e pochi salvati: un flow of life ormai estinto.

Nella contaminazione ironica dei codici di genere (gangster movie, action, black comedy), forse il film rivendica docilmente di essere solo un buddy movie, con Hank e il gatto siberiano che deve portarsi appresso, Bud (nomen omen), entrambi menomati (al ginocchio, alla zampa), riluttanti antieroi di un’odissea picaresca, impregnata di voci emblematiche di quel decennio e di altre predilette ascendenze, in un sostrato né centrifugo né ammiccante, sempre dilettevole. Sul paradigma di Fuori orario di Scorsese si iscrive l’acre vivacità multietnica di Spike Lee, la narrativa di Pynchon, DeLillo ed Elmore Leonard, l’acidità punk, le venature pulp, la lucida caoticità dei fratelli Safdie, la spazialità newyorkese dei Coen, plumbea e rigida negli interni, ciclica e annichilente fuori, con un felino al seguito (A proposito di Davis).

E l’approdo a un’Itaca non a stelle e strisce è il coronamento dell’American Dream, ma quello dei perenni sradicati, dei dimenticati di Preston Sturges, da cui Aronofsky, contro la sua disturbante estetica, deriva una presa registica di lievità, deflagrante nel finale, con un’iconografia tropicale, da cartolina; suggello disincantato o grado zero di una rinnovata maturità a venire?


 

Una scomoda circostanza
USA, 2025, 109'
Titolo originale:
Caught Stealing
Regia:
Darren Aronofsky
Sceneggiatura:
Charlie Huston
Fotografia:
Matthew Libatique
Montaggio:
Andrew Weisblum
Cast:
Austin Butler, Zoë Kravitz, Vincent D'Onofrio, Matt Smith, Liev Schreiber, Griffin Dunne, Regina King, Bad Bunny, D'Pharaoh Woon-A-Tai, Yuri Kolokolnikov, Will Brill, Nikita Kukushkin, Eric Ian
Produzione:
Protozoa Pictures
Distribuzione:
Eagle Pictures

Hank Thompson era una promessa del baseball al liceo che ora non può più giocare. Nonostante questo, le cose sembrano andare bene: ha una splendida ragazza, lavora come barista in un locale malfamato di New York, e la sua squadra del cuore sta vivendo una sorprendente corsa al titolo. Quando il suo vicino punk-rock gli chiede di badare al suo gatto per qualche giorno, Hank si ritrova improvvisamente coinvolto in una situazione complicata: un gruppo di gangster decisamente pericolosi comincia a dargli la caccia.

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