Gareth Edwards

Rogue One: A Star Wars Story

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Rewind. A un anno di distanza da Il risveglio della Forza, Star Wars torna indietro nel tempo per raccontare una vicenda collocata cronologicamente tra il terzo episodio (La vendetta dei Sith, 2005) e il quarto (Una nuova speranza, 1977). Con buona pace di chi ancora fatica a orientarsi all’interno di una timeline che, tra trilogie prequel, seguiti e spin-off, rischia di mettere a dura prova la pazienza di tutti i non adepti del culto della saga creata da George Lucas.

Ed è proprio da Lucas che sembra voler ripartire Gareth Edwards, facendo tesoro della lezione narrativa della seconda trilogia (1999-2005) per illuminare il passato della storia e dei suoi protagonisti; raccontando cioè qualcosa i cui esiti sono già noti a chiunque (là il declino della Repubblica e l’ascesa dell’Impero, qui il furto dei piani segreti della Morte Nera, fondamentali per il primo successo di Luke Skywalker), senza per questo intaccare minimamente l’interesse dello spettatore nei confronti della materia trattata.

In un’epoca in cui la serialità ha abbondantemente travalicato i limiti del formato televisivo, Rogue One - A Star Wars Story si fa beffe dello spauracchio rappresentato dal concetto di spoiler e raccoglie la sfida di raccontare una missione impossibile compiutamente riassunta in un breve dialogo del film del 1977: e questa è la prima grande scommessa vinta.

Messi da parte una volta per tutte i fanatismi e gli schieramenti che da sempre contraddistinguono i seguaci più oltranzisti della saga, è bene ribadire per l’ennesima volta come approcciarsi all’universo di Star Wars, oggi, comporti necessariamente abbandonare la dimensione autoriale del progetto inseguita da Lucas, quella stessa che vedeva nel suo creatore il polo unico e indivisibile intorno al quale ruotava l’intera cosmogonia di situazioni e personaggi. Almeno dal passaggio di consegne alla Disney in poi, insomma, questo universo non è più la visione di un Uomo e di un Artista, ma un prodotto industriale pensato a uso e consumo di chi sarà chiamato, di volta in volta, a prenderne in mano le redini. Piaccia o meno, è così. Questo non significa, però, che non si possa raccoglierne compiutamente l’eredità: e se ovviamente è ancora presto per improvvisare un bilancio generale sul futuro della saga, i lavori di J.J. Abrams e Gareth Edwards, diversissimi e antitetici tra loro, sembrano suggerire perfettamente quali siano stati i percorsi scelti dai rispettivi autori.

A Star Wars Story. A pensarci bene, il segreto sembra stare tutto qui, nel sottotitolo. O meglio, più che una story, un tale, qualcosa che forse non è accaduto davvero. Un what if?, una fiaba di militi ignoti (Filippo Mazzarella), a suggellare l’idea che questa epopea si possa davvero scrivere e riscrivere mille volte, e in mille modi diversi. Anche perché, più che un film di Star Wars, Rogue One sembra un film su Star Wars, sul suo universo, sulle sue regole e sulle sue componenti. Sul suo essere da sempre una storia di padri e di figli (o figlie, in questo caso). Non tanto per le numerose strizzatine d’occhio (C-3PO e R2-D2, Cornelius Evazan e Ponda Baba, il Generale Organa, Wedge Antilles, tutta l’ultimissima sequenza), che comunque non infastidiscono, quanto per la capacità di ridare vita a un immaginario sconfinando nella mitopoiesi.

È anche questa la lezione della poetica Lucasiana, da sempre attenta a costruire nuovi mondi utilizzando tutti gli strumenti del presente per fare da ponte immaginifico tra le varie epoche (compresa quella futura): se con Il risveglio della Forza Abrams dissezionava il Mito sul tavolo dell’obitorio, oggi Edwards lo fa rivivere attribuendogli un posto e uno spazio nella contemporaneità, azzerando la distanza tra passato e presente e accettando fino in fondo l’ossimoro rappresentato da un film che celebra la leggenda pur rimanendo profondamente plumbeo e colmo di morti, lutti e tragedie. Con la consapevolezza che non è più lo Star Wars che tutti conosciamo, ma comunque qualcosa di vivo e nuovo. E allora il cuore profondo dell’operazione risiede proprio nel morphing di Peter Cushing, che ci ricorda come tra le infinite possibilità della magia ci sia anche quella di riportare in vita i morti.

Un war movie ricco di riferimenti al mondo reale (dallo sbarco in Normandia fino ai rivoluzionari come veri protagonisti sepolti tra le pieghe della Storia, destinati all’oblio della memoria), come buona parte della trilogia dei prequel insegna; ma anche la dimostrazione che la creatura di Lucas, se trattata con amore e rispetto, è ancora in grado di emozionare gli spettatori del nuovo millennio. Il vero Risveglio della Forza è qui.

Rogue One: A Star Wars Story
USA, 2016, 133 min
Titolo originale:
Rogue One: A Star Wars Story
Regia:
Gareth Edwards
Sceneggiatura:
Chris Weitz, Tony Gilroy
Fotografia:
Greig Fraser
Montaggio:
Jabez Olssen
Musica:
Michael Giacchino
Cast:
Alan Tudyk, Ben Mendelsohn, Diego Luna, Donnie Yen, Felicity Jones, Forest Whitaker, Genevieve O'Reilly, Jimmy Smits, Jonathan Aris, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed
Produzione:
LucasFilm, Walt Disney Pictures
Distribuzione:
Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

Il film racconta la storia di un gruppo di combattenti della resistenza intenzionati a sottrarre i piani per la costruzione della temutissima Morte Nera. Rogue One è ambientato prima degli eventi narrati in Star Wars Episodio IV: Una Nuova Speranza e si discosterà dai film della saga, mantenendo comunque una certa familiarità con l'universo di Star Wars. Si inoltrerà in nuovi territori, esplorando il conflitto galattico da una diversa prospettiva militare.

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