A ognuno il suo Festival.
Quello italiano, con tre pesi massimi in concorso, Garrone, Moretti e Sorrentino (due film li abbiamo già visti e promossi), e la grande attesa per Roberto Minervini, uno che sa fare cinema e raccontare l’America invisibile come pochi altri (The Other Side al Certain Regard).
Quello degli autori che non sbagliano un film, come Jia Zhang-ke, che avevamo perso per strada, come Hou Hsiao-Hsien, che ci appassionano (quasi) sempre, come Todd Haynes o Gus Van Sant (anche se nel giochino delle previsioni a scatola chiusa, sembra che in pole position ci sia Yorgos Lanthimos).
Quello dei francesi, tanti, forse troppi, con alcune incognite come Emmanuelle Bercot, ma anche alcune certezze, tipo Jacques Audiard, che in Dheepan (nella foto) racconta un guerriero tamil alle prese con la guerriglia urbana parigina.
Quello della speranza di scoprire qualcuno o qualcosa, vista la presenza di un’opera prima ungherese in concorso e tre esordi al Certain.
Quello del film che non perderei per nulla al mondo: da Apichatpong Weerasethakul (“retrocesso” dal Concorso al Certain) al cartoon doc della Pixar, dallo scandalo annunciatissimo (quasi già consumato) di Gaspar Noé ai nuovi film di Radu Muntean o Corneliu Poromboiu, da Mad Max a Brillante Mendoza.
Quello della Quinzaine di lusso, in cui compaiono nomi come Jaco Van Dormael (un film folle, si dice), Philippe Garrel (addirittura), Miguel Gomes, Arnaud Desplechin, Takashi Miike.
Noi, ovviamente, ci saremo. E vi racconteremo il “nostro” festival.