Joe di David Gordon Green

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Stasera alle 21:10 su Rai Movie c'è Joe, il film di David Gordon Green con protagonista Nicolas Cage. Ecco la recensione di Leonardo Gandini che pubblicammo al tempo della presentazione, in Concorso, alla Mostra del cinema di Venezia nel 2013.


Ogni tanto anche il cinema americano esce dalle fantasmagorie digital-postmoderne e si ricorda che la gente, negli Stati Uniti come altrove, lavora, fatica e si sbatte, sforzandosi di tenere in linea di galleggiamento esistenze spesso prossime a deragliare.

Ambientato nel profondo Sud degli Stati Uniti, il film mette in scena una galleria di personaggi sfregiati da un passato rovinoso, scandito dall’alcol e dalle risse nei bar, dagli scontri con la polizia e dalle liti familiari. Un microcosmo disperato, la cui immagine nasce dall’intenzione del regista di rievocare e aggiornare l’universo della frontiera americana, privandolo però dell’epopea che lo rendeva accattivante e leggendario.

A sopravvivere sullo schermo è dunque un mondo di losers senza eroismo, corrosi dalle fatiche del lavoro manuale e dalle tante, troppe bottiglie scolate a fine giornata. Joe appartiene alla vasta categoria dei film-presepe: ottimo nel ritrarre un mondo credibile e nel popolarlo di figure dotate di spessore, si perde un po’ quando si tratta di costruire una storia in grado di condensare con efficacia i presupposti di partenza.

Il rapporto centrale del film – quello tra un uomo dal passato burrascoso e un ragazzino costretto a sopportare un padre alcolizzato e violento – si incardina molto, troppo presto sui binari di una relazione affettiva che colma i bisogni di paternità dell’uno e di protezione dell’altro. Da lì in poi la storia procede senza sussulti, dritta e prevedibile come spesso (e purtroppo) sanno essere i racconti edificanti.

La dirittura morale - con tanto di epilogo esemplare, nel segno del sacrificio e dell’espiazione delle proprie colpe - come antidoto narrativo ad un mondo che pullula di vite sghembe e accidentate.