Questa sera alle ore 22:50, su Rai Movie andrà in onda Mud. Film del 2012 scritto e diretto da Jeff Nichols, presentato lo stesso anno alla 65ª edizione del Festival di Cannes. Riproponiamo alcuni estratti della recensione che Giampiero Frasca scrisse su Cineforum 538 (acquistabile qui).
[…] Mud è un prodotto pronto a sgusciare tra le dita non appena ci s’illuda di contenerlo semanticamente in una sola mano. Discordante sul piano strutturale, inclassificabile per quanto riguarda le caratteristiche della vicenda narrata, sembra la storia di un’amicizia pericolosa e invece è un racconto di formazione anomalo in cui il protagonista non è solo una superficie sulla quale si riflettono le conseguenze del percorso compiuto ma anche il motore per un ottimistico mutamento delle figure che lo circondano. Il tutto immerso nell’universo provinciale caratteristico di Nichols, che in Mud oltre a essere distanza dalla città è anche alterità, addirittura netta contrapposizione. Universo quasi ideologicamente separato dal centro abitato, inteso, quest’ultimo, come fonte di disagio (per il protagonista Ellis) o di minaccia (per Mud, atteso per essere ucciso), e per questo ancorato in una baracca sul greto del fiume o segregato su un isolotto in mezzo al Mississippi, impelagato in un allegorico pantano esistenziale che allude al nomignolo del fuorilegge interpretato da Matthew McConaughey e soprattutto, sullo sfondo, al Big Muddy, il Mississippi, scenario silente e pervasivo.
[…]In fase di scrittura Nichols lavora sulla presa di coscienza del protagonista operando un saliscendi percettivo ed emotivo cui, nel racconto, corrisponde una bruciante delusione a ogni ingenua illusione: il legame tra Mud e Juniper, idealizzato da Ellis nel confronto con un rapporto quotidiano tra i genitori corroso da discussioni frustranti e pesanti rancori, fornisce i riferimenti alterati di una concezione fiabesca disposta a travolgere tutti gli ostacoli per raggiungere il suo scopo. L’educazione di Ellis passa dall’amara e inattesa immersione nella realtà, rappresentata dalla cocente disillusione di scorgere Juniper irretita in un bar da un altro uomo, dimentica dell’appuntamento con Mud.
La realtà affastella crudelmente il suo flusso, convertendo il disinganno di Ellis per la potenza incontenibile dei sentimenti in una soffusa misoginia (come suggerito spesso dai discorsi risentiti del padre), poiché immediatamente dopo il ragazzo è tradito da May Pearl, la ragazza con cui crede di avere una relazione, e poi costretto a confrontarsi con l’idea di trasferirsi in città a causa della separazione dei genitori, nella convinzione che la volontà sia della madre. Il susseguente morso del mocassino acquatico assume una funzione prismatica, insieme necessario punto di crisi nell’arco di trasformazione del personaggio, assunto allegorico evocativo dell’inganno patito e dell’ipotesi di rinascita, e punto di svolta decisivo che induce alla trasformazione degli altri personaggi (Mud che per salvare il ragazzo deve abbandonare il suo rifugio sul- l’isola e affrontare finalmente la città; i genitori uniti al suo risveglio).
[…] Le dinamiche di sguardo nel cinema di Nichols sono un tratto fondamentale ma spesso mostrano aspetti volutamente contraddittori. Se Shotgun Stories (id., 2007) presentava uno sguardo esterno, ancorato ai personaggi, in modo da svelare spazio e situazioni in funzione della loro posizione in scena, Take Shelter (id., 2011) introduceva tali dinamiche nelle pieghe del racconto, le immergeva nella soggettività di un allucinato Michael Shannon creando un cortocircuito percettivo a causa del quale l’obiettività della visione si trasformava in aspetto opinabile, talmente indistinguibile da essere proposto come il reale significato della pellicola. Lo sguardo interno a Mud appartiene invece alla soggettività conoscitiva di Ellis ed è il metro che Nichols propone per far avanzare la storia nei suoi avvenimenti essenziali e caratterizzare il percorso formativo del ragazzo. Coerentemente con la natura non del tutto afferrabile del film, in diverse occasioni Mud deroga dalla rigidità focalizzatrice di Ellis (il vecchio Tom che sull’isola, distante da Ellis e dall’amico Neckbone, redarguisce pesantemente Mud, oppure l’inquadratura che svela lo squadrone di cacciatori di taglie pronto all’agguato nei pressi della baracca di Ellis, piano indispensabile nella creazione del meccanismo di suspense e preludio del repentino mutamento di tono finale della pellicola), ma è indubbio che gli snodi decisivi del racconto passino da Ellis e con essi i progressi sul piano della sua crescente consapevolezza. […]