Questa sera, in onda su Rai Storia alle ore 23:10: The spirit of '45. Diretto da Ken Loach che, attraverso filmati d'archivio, registrazioni sonore e interviste, riesce a tessere un racconto documentaristico ricco di contenuti politici e sociali sulla Gran Bretagna partendo dall'anno cruciale del 1945. In occasione dell'uscita del film (2013), Emanuela Martini scrisse una recensione che riportiamo qui sotto. Segnaliamo inoltre un'altra recensione scirtta da Federico Pedroni (qui).
UNA VISIONE SOCIALE DEL MONDO
Ray Davies ha ottantatré anni; nel 1945 ne aveva quindici e già da due lavorava in miniera, nel Galles. Indossa il basco delle brigate internazionali antifranchiste che combatterono in Spagna nel 1936 e parla con lucidità e commozione: «Allora, in miniera, non era la sicurezza che veniva per prima; era il carbone. Quel giorno eravamo in fondo al pozzo, e arrivò la notizia: "I laburisti hanno stravinto!". E i minatori, tipi durissimi, avevano le lacrime che scorrevano sulle guance nere di polvere. Mi dicevano: questo è quello che abbiamo sognato per tutta la vita. Il controllo sulle ferrovie, le miniere, il lavoro, la casa. E avremo un servizio sanitario nazionale!».
Ray Davies è uno dei tanti testimoni intervistati da Ken Loachnel suo documentario, The Spirit of '45, appassionata ricostruzione del sogno laburista di un Welfare State e del suo progressivo e incurante smatellamento da parte di Margaret Thatcher e dei successivi governi conservatori e laburisti. Presentato con successo nelle sale del suo paese, è uscito per un giono (il 12 settembre) in Italia, Francia, Germania e Spagna, per poi essere disponibile, dal giorno 13, in video on demand, distribuito da Bim. Un esperimento insolito per un film che di primo acchito pare raccontare "solo" un pezzo eroico di storia britannica, ma che in realtà riguarda noi, il nostro presente e il nostro futuro.
Realizzato in bianco e nero, con splendidi materiali d'archivio e con interviste vecchie e nuove a minatori, infermiere, sindacalisti, medici, funzionari, per lo più ottuagenari, The Spirit of '45 descrive quell'incredibile momento in cui l'Inghilterra, appena uscita dalla guerra e prostrata dalla miseria, mandò letteralmente al diavolo l'uomo che quella guerra l'aveva vinta (l'ultraconservatore Winston Churchill, mostrato in un raro cinegiornale, interdetto e imbarazzato dalle contestazioni durante un comizio elettorale), per eleggere il laburista Clement Attlee, che con il suo governo (e in particolare con il Ministro della salute e della casa Aneurin Bevan) tra il '45 e il '51 costruì il Welfare State. Casa, salute, lavoro per tutti.
I laburisti avevano vinto con il 47,8% dei voti; ma non se l'aspettava nessuno e parve un'enormità. Come raccontano con rimpianto le voci ancora incredibilmente giovani, allora c'erano un'energia, un entusiasmo e una solidarietà collettiva che spingevano la gente ad abbracciare una visione sociale della vita e del mondo, a capire che il benessere degli altri era anche il proprio.
Il giorno della vittoria, ragazzi e ragazze con i pantaloni e le gonne arrotolate sulle gambe ridono, ballano e si baciano immersi nella fontana di Trafalgar Square, l'immagine stessa della felicità, ripresa da Loach alla fine del film, questa volta in technicolor, in un estremo segno di speranza per il futuro.
Poi, racconta il film, nel 1979 arrivò la Thatcher e smantellò tutto. A metà degli anni Ottanta erano state privatizzate la British Telecom e la British Airways, il gas, l'acciaio, le ferrovie, le miniere, e milioni di posti di lavoro erano svaniti nel nulla. Piano piano, conservatori e new labour hanno depauperato anche il National Health Service e oggi, in Gran Bretagna, ci si batte proprio per quel che resta del servizio sanitario nazionale. Così, un pezzo di storia di un altro secolo, narrato con la commozione di chi ancora riesce a farsi brillare gli occhi per un'idea, diventa attualità del terzo millennio. «Le vecchie generazioni», dice Dot Gibson dell'associazione dei pensionati, «hanno il dovere assoluto di parlare con i giovani della "visione" del '45. Che cosa significava "dalla culla alla tomba"? Dobbiamo capire che tipo di vita vogliamo veramente. E cominciare a ricostruirla!».
C'è chi rimprovera Loach di essere schematico e massimalista, ma ci vuole cuore per fare un film così.