“Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se parli”: recita così il luogo comune quando si deve incassare ingenti quantità di pubblicità negativa. E la prova di quanto il detto sia tutt’altro che vero è rappresentato da The Canyons, il nuovo film che Paul Schrader (regista) e Bret Easton Ellis (sceneggiatore) hanno presentato oggi fuori concorso al Lido.
È difficile pensare a una maggiore quantità di opinioni negative di quelle che questo film è riuscito a radunare in meno di un mese di vita. Rifiutato dal Sundance e dal South by Southwest Festival di Austin (si dice con giudizi non proprio lusinghieri), The Canyons è riuscito nel capolavoro di scontentare la critica di ogni sorta e pure di subire gli effetti negativi dei gossip che circondano la protagonista Lindsay Lohan. Dai settimanali rosa americani con tirature di milioni di copie, alla critica più avveduta e colta, negli ultimi tempi di questo film hanno parlato letteralmente tutti. E tutti inequivocabilmente ne hanno parlato male.
C’è da aggiungere un altro dettaglio, che poi dettaglio non è: The Canyons non è in anteprima. Negli Stati Uniti ha avuto un release super-limitata in un cinema di New York e uno di Toronto lo scorso 2 agosto, e poi è uscito su video-on-demand (ovvero, sulla televisione via cavo a pagamento). La distribuzione quindi di fatto non c’è e le riprese sono state finanziate con una colletta sul social network kickstarter. Il budget finale? 250mila dollari. Tradotto in termini produttivi cinematografici: niente.
Insomma The Canyons è stato un film autoprodotto e pensato non per essere visto nelle sale cinematografiche, ma sulla televisione (o altri supporti). Perché è un dettaglio importante? Perché nei primi tre minuti di film, a mo’ di introduzione, vediamo una serie di campi fissi su cinema di provincia abbandonati, multisale assalite dalle sterpaglie, banconi dei popcorn arrugginiti, vecchie sedie di velluto sommerse dalla polvere. I cinema sono deserti. Sono delle vecchie costruzioni cadenti.
Schrader ha dichiarato che il primo giorno di riprese ha detto agli attori che questa è la “storia di un gruppo di losangelini sulla ventina che si sono messi in coda per vedere un film, ma poi il cinema ha chiuso, e loro sono rimasti in fila perché non avevano nessun altro posto dove andare”. Non è un caso allora che The Canyons sia un film su Los Angeles. Che ne è della città cinematografica per eccellenza, che è stata sempre alimentata dall’ideologia della materializzazione del sogno, quando il sogno non c’è più? Come dice Lindsay Lohan “i film non sono la mia cosa, non mi interessano”. Cosa ne è della città cinematografica quando il cinema ha chiuso i battenti ed è invaso dalle sterpaglie?
Jacques Lacan diceva – ribaltando il famoso detto “se Dio è morto, allora tutto è permesso” – che “se Dio è morto, tutto è proibito”. Insomma se non c’è più la proibizione, non vuol dire che ce ne siamo liberati, semmai il suo fantasma è onnipresente e non ce ne libereremo più. Dunque se il cinema è morto, non ci saremo liberati della sua “verità nell’inganno”, semmai tutto diventerà schiavo del suo gioco di seduzione, immagine, finzione, falsità senza più alcun limite. L’immagine fuori dallo schermo finisce per non incontrare più alcun ostacolo e nessun “fuori”.
The Canyons è insomma un film di fantascienza su come sarebbe il mondo oltre la morte del cinema: una specie di narcisismo di massa in cui la costruzione del proprio Io diventa legge sociale generale con esiti sconcertanti e assolutamente dark. La pessima recitazione, il linguaggio visivo sopra le righe, gli sguardi in camera e gli scambi di battute trash di cui il film è pieno, non sono un segno di poca accuratezza nella realizzazione, ma sono la parte integrante di questo universo. D’altra parte non è una caso se in The Canyons vediamo recitare (malissimo, c’è da dire) degli attori - Lindsay Lohan e l’attore porno James Deen – il cui successo è proprio decretato dal fatto di non vivere una vita di finzione (la pornografia – pratica “vera” per eccellenza; e i gossip della vita da star sregolata).
Spesso si dice di un film non molto riuscito, “beh, almeno era un film sincero”. The Canyons invece oltre a essere un film poco riuscito, è pure falso e artificioso. E questa tutto sommato, è anche la sua più grande qualità.