Abel Ferrara

Alive in France

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Non è solo un viaggio in Francia. Non è solo un ritratto di una famiglia. C’è l’anima del cinema e della musica di Abel Ferrara in Alive in France. Sì, è un documentario intimo ma non solo. È anche un diario di viaggio dove i luoghi sono plasmati e ritrasformati dallo sguardo del cineasta come, per esempio, in Chelsea on the Rocks o Mulberry St. Sotto la pelle scorrono immagini del suo cinema: non solo nella retrospettiva della Cinémathèque di Tolosa dove ogni passaggio di un suo film diventa ancora una maniacale magnifica ossessione (si lamenta per i problemi del volume e dell’immagine di The Funeral), ma si alimentano anche quei fasci di luce rossa mentre suona, quasi residui da New Rose Hotel e Go Go Tales.

In Alive in France Ferrara si mette a nudo, con la sua compagna Cristina e la bambina piccola, ma anche con i suoi vecchi amici musicisti (come Joe Delia e Paul Hipp) che rievocano certamente i fantasmi della New York dannata del suo cinema degli anni Ottanta e Novanta. Ma, soprattutto, non c’è nessuna separazione tra l’esibizione e il backstage, la scena e il fuoricampo, grazie anche attraverso un montaggio invisibile dove sembra esserci una continuità, quasi un “montare mentre si gira” soderberghiano. Si avvertono anche gli scarti di un film che potrebbe non finire, essere ripreso tra qualche anno e alimentato da nuovi frammenti della vita e il cinema di Abel Ferrara.

Potrebbe anche essere in origine un personale The Truman Show, con lo stesso Ferrara però che è regista e protagonista della sua giornata, che sullo schermo potrebbe durare anche ventiquattr’ore su ventiquattro. I set sono veri, non semplice scenografia, ma sembrano trasformarsi, distruggersi e ricostruirsi a ogni passaggio del regista e della sua band. Scorrono ancora, come si è visto, “demoni sotto la pelle”.

Ma Alive in France stavolta è un’esplosione incontenibile di gioia e di euforia, che si vede mentre è sul palco, con tutte quelle famiglie sullo schermo e nella sua esistenza che convivono; che si apre a momenti di pura comicità con l’acceso scambio tra il palco e la spettatrice, ma che diventa struggente nel momento dell’esibizione con la canzone di China Girl. Poi basta il suo passaggio per strada mentre cammina, coperto, sotto la pioggia. Immagini rubate a sé stesso, ma anche regalate, con sorprendente generosità, al proprio cinema, dove il documentario si trasforma e diventa qualcosa di indefinibile, di unico. Come in Jonathan Demme... parole e musica. Senza nessun limite su cosa si deve filmare e scartare.

Alive in France
Francia, Germania, 2017, 79'
Titolo originale:
Alive in France
Regia:
Abel Ferrara
Fotografia:
Emmanuel Gras
Montaggio:
Fabio Nunziata
Musica:
Joe Delia, Abel Ferrara, Paul Hipp
Cast:
Abel Ferrara, Joe Delia, Paul Hipp, Cristina Chiriac
Distribuzione:
Mariposa Cinematografica

Abel Ferrara nell’inedita veste di cantante e musicista: il film segue il tour che il regista ha tenuto tra Tolosa e Parigi portando sul palco una selezione di tracce composte ed eseguite insieme ai suoi collaboratori musicali più stretti, Paul Hipp e Joseph Delia, autori delle musiche di molti suoi film (The Driller KillerIl cattivo tenenteWelcome to New YorkFratelliPaura su Manhattan...). 

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