Yaron Zilberman

Armonia troppo fragile

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Una fragile armonia mi ha riportato alla memoria un bel po’ di libri – per esempio, Doppia coppia di John Irving (tra le altre cose, uno dei suoi peggiori) o, più prevedibilmente, Quartetto di Montalbán. Libri, non film. E libri anche un po’ “teatrali”. Del resto, il cinema, con questo secondo pimo film di Yaron Zilberman (per l’occasione sceneggiatore, regista, produttore), c’entra davvero poco.

Una fragile armonia dimostra infatti alla perfezione che cosa significa non dirigere un film, lasciare briglia sciolta a un bel numero di attori di classe (e che, alla fine, non fanno la figura che potrebbero fare se ben diretti) e realizzare un’opera “letteraria”. In senso deteriore: infarcita di modelli e topoi e “pezzi” che stanno tra il pittoresco e il romanzesco. La scena della figlia (Imogen Poots), innamorata dell’ex della madre (Mark Ivanir), che la rimprovera per come l’ha allevata – già finita prima ancora di cominciare. La scena della moglie (Chaterine Keener) che sussurra al marito (Philip Seymour Hoffman) di non averlo mai amato, per citarne un’altra.

Sullo sfondo, iperletteraria, la seduzione per la “struttura”: il quartetto d’archi, e poi di vite, di cui il film racconta prima l’equilibrio perfetto, poi la decadenza (per via del Parkinson che colpisce il personaggio interpretato da Christopher Walken), infine la temporanea ricomposizione. La similitudine di fondo, poi – che manca nel titolo originale –, è resa esplicita in italiano. Gli “accordi” tra le vite come “armonie” fragili, con qualcuno che guida – il primo violino – e altri che seguono. Quando le gerarchie e le posizioni, come le note di uno spartito, cominciano a essere messe in discussione, qualcosa finisce per “stonare”. E il dramma è musicale anche perché ci entra un po’ tutto – una gran varietà di “strumenti”: l’amore, la malattia, la morte, la gelosia; mogli/mariti, madri/figlie, mentori/allievi ecc.

Piccola cosa, insomma, in cui perfino la presenza della musica non consola. Le storielle dei quattro finiscono per disturbare l’ascolto.

  

 

Una fragile armonia
Usa, 2012, 105'
Titolo originale:
A Late Quartet
Regia:
Yaron Zilberman
Sceneggiatura:
Christopher Ford, Yaron Zilberman
Fotografia:
Frederick Elmes
Montaggio:
Yuval Shar
Musica:
Angelo Badalamenti
Cast:
Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Christopher Walken, Mark Ivanir
Produzione:
Opening Night Productions
Distribuzione:
Good Films

Alla vigilia della venticinquesima stagione di concerti, un celebre quartetto d’archi rischia di perdere il proprio leader colpito dal Parkinson. Le diverse personalità e l’inatteso esplodere di passioni incontrollabili, mettono presto in pericolo la lunga amicizia fra i componenti del quartetto. Il secondo violino, dopo anni di sacrifici e lavoro a favore del gruppo, pretende di eseguire alcune parti da primo violino. La moglie, una virtuosa della viola, si dimostra incapace di capire e supportare le nuove ambizioni del marito. La figlia Alexandra, a sua volta violinista di talento, sottoposta a una tensione costante perde il controllo e si abbandona a storie sentimentali che mettono alla prova il suo carattere ancora fragile.

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