Kenneth Branagh

Assassinio sull’Orient Express

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Assassinio sull’Orient Express è uno dei più classici whodunnit della letteratura, ma la vera domanda che dovremmo porci mentre guardiamo questo remake non dovrebbe concernere tanto l’identità dell’omicida, quanto i motivi che hanno spinto Kenneth Branagh a firmare un simile prodotto. Non un whodunnit quindi, ma un whydunnit. Il rgista infatti, sa bene che (quasi tutti) noi sappiamo. Sappiamo già chi è l’assassino dell’intreccio architettato da Agatha Christie, poiché alcuni hanno letto il romanzo, altri hanno visto il film del 1974 diretto da Sidney Lumet. Quindi decide di lavorare non tanto sull’oggetto della narrazione, quanto sulla sua cornice.

In anni in cui le grosse produzioni internazionali puntano molto sul malinconico, Branagh cavalca letteralmente l’onda e ripesca un romanzo leggendario della letteratura gialla al fine di sfruttare l’emotività che tramite i meccanismi di produzione della nostalgia arriva dritta allo spettatore. Un testo sicuramente interessante – per un autore da sempre affascinato dal teatro oltre che dal cinema – poiché ambientato quasi interamente in un’unica location (il treno che dà il titolo al film). Un testo che si avvale di numerosi personaggi intenti a recitare per mentire. Branagh chiama così a raccolta un cast d’eccezione e prova a dare vita a uno spettacolo cinematografico colorato e avvolgente cercando di stupire lo spettatore più con le immagini che con il racconto.

Una sfida sicuramente ardua e coraggiosa in cui però l’autore fatica a muoversi con sicurezza. Il film rischia infatti di risultare fuori tempo, vecchio, superato e insiste spesso e volentieri nel ricercare uno spettacolo contemporaneo non accorgendosi che proprio nella sua vena più classica risiede il primario punto di forza. Branagh può infatti godere appieno delle interpretazioni dei suoi colleghi, sia davanti che dietro la macchina da presa. Le carte in regola per una competizione attoriale condotta da un arbitro di prestigio ci sono eccome (a cominciare dalla scelta di optare per la resa calda e viva della pellicola), eppure si preferisce affrescare il tutto con complessi movimenti di macchina, superficiali flashback e un prologo da dimenticare.

Branagh indovina la caratterizzazione iconografica delle sue pedine e dimostra ancora una volta  quanto fosse brillante la mente di Agatha Christie, ma si dimentica del cinema lasciando così che il suo treno chiuda la corsa in maniera confusa a metà strada tra la rivisitazione contemporanea di un grande classico e il respiro nostalgico di un’opera senza tempo. Whydunnit, Kenneth?

Assassinio sull'Orient Express
Usa, Malta, 2017, 114'
Titolo originale:
Murder on the Orient Express
Regia:
Kenneth Branagh
Sceneggiatura:
Michael Green
Fotografia:
Haris Zambarloukos
Montaggio:
Mick Audsley
Musica:
Patrick Doyle
Cast:
Daisy Ridley, Derek Jacobi, Johnny Depp, Josh Gad, Judi Dench, Kenneth Branagh, Leslie Odom Jr., Lucy Boynton, Michelle Pfeiffer, Penélope Cruz, Sergei Poluni, Willem Dafoe
Produzione:
Kinberg Genre Films, Scott Free Productions, The Mark Gordon Company
Distribuzione:
20th Century Fox

Sullo sfondo degli anni Trenta, dell'Art déco e del turismo esotico, Hercule Poirot scova colpevoli e sonda con perizia le sottili meccaniche criminali. Atteso a Londra con urgenza, trova sistemazione, lusso e conforto sull'Orient Express. Ma una valanga e un omicidio interrompono presto i suoi piccoli piaceri, la lettura di Dickens e la simmetria delle uova la mattina. Mister Bouc, il direttore del treno preoccupato della polizia e dello scandalo, chiede a Poirot di risolvere il caso. Bloccato con tredici passeggeri, tutti sospettati, il celebre detective improvvisa un'indagine che lo condurrà dove nemmeno lui aveva previsto.

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