Ci sono film che non funzionano, e non c'è niente da fare.
Nel caso di Runner runner l'espressione non funziona va riferita a qualcosa di diverso da quello che di solito rende zoppicante e non centrata una determinata pellicola. Gli ingredienti per un discreto successo commerciale, infatti, ci sono tutti. C'è il bello e buono eroe senza macchia, interpretato nientedimeno che da una pop star di successo (Justin Timberlake). C'è il cattivissimo padrone di un impero del gioco d'azzardo online basato sulla truffa e la corruzione, attirato dall'idea di plasmare una mente innocente alla sua identica perversione (Ben Affleck). E naturalmente c'è la donna bellissima, intelligente e di potere, che attrae ed irretisce entrambi (Gemma Arterton).
A condire una diegesi che sembra l'estrazione essiccata di un manuale di sceneggiatura per corsi in poche lezioni, è presente anche il poliziotto dell'FBI integerrimo e zelante, che come unica vocazione esistenziale ha quella di mettere le manette a colui che più di tutti gli sta facendo un torto personale infrangendo in maniera eclatante la legge.
Sulla carta, dicevamo, di elementi per attrarre il pubblico pagante ce ne dovrebbero essere abbastanza. E allora perché questo film, dove la generosità produttiva rende la macchina da presa un turbine di motilità ingiustificata, dove i colori sono talmente saturi che molto spesso sfociano nello sfocato involontario, dove ci si affanna e ci si picchia a sangue per l'elemento che muove il mondo, e cioè il Dio denaro, non ha mordente nemmeno per attrarre un numero decente di spettatori nel primo weekend di proiezione in sala? Probabilmente perché nemmeno la casa che lo distribuisce, la 20th Century Fox, ci ha creduto. D'altronde, come darle torto?
Runner runner è solo una crime-fiction di stampo televisivo i cui elementi, per quanto congrui, sono talmente abbreviati, stilizzati, lucidati, da essere tasselli muti ed immobili, impilati, senza nessuna possibilità di omogeneizzarsi l'uno con l'altro.
Siamo nel XXI secolo, Tarantino oramai ha già almeno una generazione di emuli all'attivo, si è superata anche la fase in cui si giocava ad essere super-banali ridendoci su. Il buono per forza con il passato doloroso alle spalle e un futuro radioso di fronte, dopo aver sconfitto il Babau tutto cattivo tutto brutto, non convince né coinvolge nemmeno il più ingenuo degli spettatori. Anche lui, come tutti noi, è in fremente attesa di Machete Kills.
Richie, ex studente di Princeton, si reca in Costa Rica per affrontare il magnate del gioco d'azzardo on-line Ivan Block dal quale crede di essere stato truffato. Richie finisce però per subire il fascino di Block che gli promette immense ricchezze. Quando viene però a scoprire la verità inquietante che sta dietro la vita del suo benefattore, e trovandosi costretto a collaborare con l'Fbi nell'operazione che ha l'intento di incastrarlo definitivamente, Richie dovrà affrontare le due forze che si dibattono dentro di lui.