Appare di schiena, il volto appena illuminato dalla luce che entra dal finestrino dell'elicottero presidenziale: il mito, il simbolo, l'istituzione. Ma è solo un attimo (un trompe l'oeil). Il tempo di uno stacco, ed ecco Jamie Foxx, Presidente sorridente, romantico, pop (obamiano!). Tempo mezz'ora e lo vedremo co-protagonista di un buddy film, insieme al solito eroe per caso, proletario e per bene, un aspirante agente rifiutato, perché lo Stato bada più al curriculum che al cuore.
White House Down è uno di quei film in cui dopo cinque minuti hai già capito tutto, e non resta che incrociare le dita e sperare nella coreografia, nel ritmo, in qualche battuta arguta, in un guizzo di autoironia. Attesa sprecata, per lo più, anche se l'azione è resa meno greve dalla consapevolezza divertita che spira qua e là, dalla sfacciata noncuranza con cui Emmerich sfida l'improbabile, dalla goffa dinamica di un inseguimento a girotondo nel giardino della Casa Bianca.
Il nucleo metaforico sta tutto nelle mani innocenti di una ragazzina, che all'inizio del film guarda estasiata gli elicotteri in cielo, con un sospiro di piacere e lo stesso sorriso che le coetanee dedicherebbero a Justin Bieber o Zac Efron. Lei sa tutto del Presidente. Lei ha anche un blog. Lei è l'America vera (è anche la sua ingenuità e spavalderia) che non accetta i soprusi, che resiste indomita e testimonia la verità anche quando tutto intorno è corruzione, violenza, tradimento. Nel frattempo il Presidente pacifista, per fermare i criminali che vorrebbero scatenare una guerra in Medio Oriente, imbraccia le armi e spara, come l'eroe di un brutto film d'azione. Meta-cine-politica.
Entriamo nel film, dentro la Casa Bianca, con i biglietti di una visita guidata, ritrovandoci dentro l'attrazione di un parco giochi tematico, inseguendo i buoni e i cattivi tra le stanze e i segreti del monumento-smbolo. Il problema è che tutto – personaggi, battute, sparatorie, topoi narrativi – suona insolitamente vecchio, oltre che visivamente piatto. Non c'è neanche più il brivido della metafora dell'assedio, nonostante il titolo italiano: l'11 settembre sembra lontanissimo; in realtà il nemico è dentro, prima che fuori. Ma il Sistema ha i suoi anticorpi, rappresentati dal padre coraggioso, la figlia idealista e il Presidente immortale: anche se tutto crollasse, ci sarà sempre Lui, il mito, il simbolo, l'istituzione, in versione sorridente, romantica e pop.
L'agente della polizia di Washington John Cale (Channing Tatum), si vede negato il lavoro dei suoi sogni con i Servizi Segreti per la protezione del Presidente James Sawyer (Jamie Foxx). Non volendo deludere la sua bambina, John la porta a fare una visita alla Casa Bianca, quando l'intero complesso viene preso d'assalto da un gruppo armato paramilitare. Con il governo nazionale nel caos ed il tempo che scorre inesorabile, ora sta a Cale salvare il Presidente, sua figlia, e il Paese.