Da Jim Thompson a Joe Lansdale passando per Sam Peckinpah, ecco un film southern al cento per cento, che rielabora con energia mitologie e stereotipi del sud degli Stati Uniti. Tutti lì, bene allineati: caldo e sudore, villaggi addormentati e diners di quart’ordine, polvere e violenza, sangue e alcool, follia (dei malviventi) e metodo (di chi dà loro la caccia). Non c’è crocevia narrativo o visivo che Hell or High Water non percorra con soddisfatta pedanteria, orgoglioso della propria appartenenza non semplicemente ad un genere - lo heist movie, il film di rapina - ma alla sua declinazione texana. Dallo sceriffo prossimo alla pensione alla coppia di fratelli malviventi e inclini alla violenza, il copione cala nel paesaggio polveroso e sbiadito del Texas un album di figurine già ampiamente visitate dal cinema.
Una macchina di genere perfettamente oliata, le cui chiavi vengono affidate a Jeff Bridges, visibilmente a suo agio nei panni del poliziotto attempato ed esperto, che rincorre i rapinatori seguendo piste basate più sul proprio istinto che sugli indizi. Sulle sue spalle e sul suo talento grava il peso di un film che a tratti dà l’impressione di essere una versione disimpegnata di No Country for Old Men. Lasciati da parte il lirismo del paesaggio e le malinconiche riflessioni sul ruolo del destino, Hell or High Water tende verso l’essenzialità del puro e semplice gioco di guardie e ladri, ravvivato quanto basta da figure di contorno la cui eccentricità rientra a sua volta nei canoni del genere.
Texas, due fratelli (uno disoccupato e padre divorziato, l'altro ex detenuto) pianificano e compiono una serie di rapine a piccole banche di provincia per salvare la fattoria di famiglia pignorata dalle banche e nel cui sottosuolo vi è un grande giacimento di petrolio. Un esperto Texas Ranger si mette sulle loro tracce come ultimo caso prima del suo pensionamento.