Gli animatori della Aardman Animations ci hanno abituato al meglio. Coraggiosi nel produrre film decisamente unici per stile e contenuti, hanno avuto come obiettivo quello di realizzare ottimo cinema prima ancora che prodotti di animazione o commedie irriverenti. La casa di produzione britannica respira e si nutre costantemente di cinema e della sua storia, cercando di omaggiarla o, meglio ancora, di rievocarla in chiave più leggera ma non per questo meno profonda.
Dopo il prison movie d’esordio (Galline in fuga, 2000), la variante horror successiva (Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro, 2005) e il film di spionaggio (Giù per il tubo, 2006), Nick Park e soci hanno concentrato le loro forze per dare vita con Shaun, vita da pecora - Il film (2015) a una comicità tipicamente slapstick e priva di dialoghi rivelatasi poi perfetta e insuperata. A tre anni di distanza, tornano ora con una nuova sfida che sembra prendere le mosse dal film precedente, non tanto per l’assonanza tra il cinema delle origini e le origini dell’umanità, quanto per la struttura narrativa.
I primissimi minuti di I primitivi sono realizzati esattamente con le medesime caratteristiche del precedente (quasi a voler sottolineare una sorta di catena di congiunzione tra i due lavori) Inoltre, al centro della trama troviamo una tribù di pasticcioni primitivi appartenenti all’Età della Pietra che rischia di perdere la propria terra e essere soggiogata alla schiavitù imposta dai temibili e moderni uomini dell’Età del Bronzo. Le sorti del loro destino vengono affidate a una partita di calcio e, per salvarsi, dovranno vincere contro la formazione migliore del mondo allora conosciuto. La connessione tra il primitivo Dug, protagonista di I primitivi, e la pecorella Shaun è evidente: entrambi infatti non solo saranno costretti a un viaggio che li porterà in contatto con un mondo nuovo (l’Età del Bronzo da una parte, la città dall’altra) ma per cavarsela dovranno prima di tutto cercare di convertire lo sguardo dei loro compagni di avventura.
Come già in Galline in fuga, Dug batte per la libertà e deve affrontare l’ostacolo del convincimento del gruppo. Abbandonati i riferimenti alla Storia e le sequenze più “cupe”, in I primitivi si preferisce dar spazio al grande spettacolo d’intrattenimento, sia affrontando il calcio nei suoi aspetti commerciali più assurdi (deliziose le parodie di arbitri, commentatori e moviola), sia, soprattutto, imbastendo una leggera e vivace senza troppe pretese, se non quella tutt’altro secondaria di divertire.
All’alba dei tempi, tra creature preistoriche e natura incontaminata, la vita è perfetta per il primitivo Dag e per la sua adorabile e bizzarra tribù. La tranquillità dell’Età della Pietra viene però travolta dall’arrivo della potente Età del Bronzo, che costringe tutti ad abbandonare la propria casa. Lo scontro tra civiltà prende la forma di un’epica sfida in un gioco di cui fino a quel momento Dag non aveva mai sentito parlare, a differenza dei suoi nemici, già maestri in campo grazie a Dribblo.