Da una parte c'è lo scoiattolo Spocchia, che è inevitabilmente spocchioso, individualista, egoista, e se ne va in giro con un amico topo che chiama Amico, perché questo è il suo ruolo e non gli spettano un nome e una personalità.

Dall'altra la comunità degli animali, che raccoglie il cibo e lo mette in comune (comunismo!) e tutto andrebbe alla perfezione se il Boss non fosse il solito boss affamato di potere (capitalismo di stato!), che affama il popolo per governarlo meglio.

In mezzo, per fortuna, c'è una femmina, Lana, che lavora per la comunità ma non disprezza l'individualista e ­troverà il modo di tenere insieme l'un­o e gli altri, perché il gruppo fa la forza, ma l'individuo pure (socialdemocrazia?).

A Spocchia toccherà diventare un vero eroe (l'eroico Vanesio invece è uno sbruffone pasticcione, in fondo simpatico) al servizio del gruppo, con l'aiuto di un cane (femmina) di nome Sottiletta, prima soggiogato da un fischietto magico e poi conquistato con l'affetto.

Il pretesto narrativo è presto detto: mentre Spocchia l'esiliato cerca di svaligiare un negozio che vende noccioline, mentre gli animali del bosco cercano di recuperare le provviste per l'inverno, un gruppo di umani progetta di ripulire una banca. Perché qui il gioco è scoperto, non si cita, non si evoca, non si imita, il cinema sta dentro il cartoon, sfruttando l'ambientazione anni Cinquanta.

Ciò che c'è di originale in Nut Job finisce qui. Il disegno è in linea con la media (alta) del prodotto medio, l'animazione è efficace (e nulla più), la storia riecheggia in maniera evidente tanti di quei cartoon recenti che è quasi inutile rievocarli. Ma un prodotto di consumo come questo, che non ha altri ambizioni se non quella del divertimento (c'è), del personaggio efficace (ce ne sono), della storia che si fa seguire con simpatia (lo fa), del cartoon che si accontenta di fare il cartoon (eccome se si accontenta), va giudicato dai consumatori. L'ho testato su un paio di esemplari di 7 e 10 anni e loro gli hanno dato un voto molto alto (si sono pure commossi, nel finale). Anche il genitore che li accompagnava, opportunamente scisso dal critico cinematografico, se l'è goduta. Oppa is Gangnam Style.