Non è chiaro che lavoro svolga Norman Oppenheimer, ma in ciò che fa è un professionista. Sgraziato nel vestire, costantemente fuori posto e insistente al limite della sopportazione, si muove in una New York in cui è sempre inverno. Sfida il gelo alla ricerca della persona giusta cui rendere i propri incondizionati servigi, millanta conoscenze e amicizie altolocate, si mostra servile e accondiscendente fino alla più collosa piaggeria. Altruista e generoso anche oltre le proprie possibilità, Norman vive nella speranza di una realizzazione, di un riscatto. Vorrebbe forse passare da cortigiano a uomo di mondo, essere introdotto nei giusti ambienti (quelli della politica e della finanza) dove si accumulano denaro e potere. O forse vorrebbe per una volta godere di rispetto e stima, di credito, senza più essere scacciato malamente, senza essere guardato con sospetto. Norman non è solo un untuoso faccendiere e non è un pidocchio, non è solo per interesse materiale che sacrifica il sonno e si prodiga allo sfinimento. C’è qualcosa di più onesto che lo muove, una celata bontà e una concretezza umana che hanno dell’incredibile e del misterioso se rapportati a quel mondo dominato dall’arrivismo al quale aspira.
Ma Norman Oppenheimer – sfuggente protagonista del primo film in inglese dell’israeliano Joseph Cedar, prodotto indipendente dal sapore dolce-agro che ha l’aspetto di una tragedia in nuce – è come un agnello fra i lupi. Ha una predisposizione alla nobiltà d’animo che tradisce il suo untuoso agire e, a ben vedere, è un uomo semplice, buono, dominato da una solitudine severa e mortificante. Non sembra avere una famiglia (benché finga di averne una), né affetti, né casa: si rifugia saltuariamente in una sinagoga dove si ristora e si ripara dal freddo. È il suo luogo di lavoro, la sede della sedicente “Oppenheimer Strategies” che Norman ostenta sui biglietti da visita in modo tanto goffo da far quasi tenerezza. Qui riflette, struttura la maglia delle proprie ventilate conoscenze, studia come aggrapparsi a chi può trarlo fuori dalla vita che conduce, cerca una boccata d’aria. Norman vive solo per mettersi in gioco. La sceneggiatura e la regia di Cedar lasciano ampio spazio di manovra a pensieri e azioni del protagonista, riuscendo a costruire un’indagine psicologica non banale senza forzature o invadenze: Cedar sa valorizzare (con molti insistiti primissimi piani per esempio) dettagli e sfumature della notevole interpretazione di Richard Gere: l’espressione, la gestualità, i movimenti dimessi e impacciati.
Norman riuscirà nel proprio riscatto. Con un dono generoso prima ancora che con la sua compulsiva (ma non malevola) tendenza a mentire, si fa ben volere da un deputato israeliano (Lior Ashkenazi) che a distanza di pochi anni viene eletto Primo Ministro. Ma non riuscirà comunuqe a elevarsi dalle schiere dei tanti all’élite dei pochi. Se non altro peroò gli sarà accordata la gioia di un pubblico encomio, durante una serata di gala in cui ogni suo detrattore dovrà rendergli merito. Il regista coglie questa occasione per costruire un momento quasi onirico in cui l'intensità emotiva e visiva spinge sull'enfasi anche grazie all'ampio uso del ralenti. Norman è come sospeso da terra, ma la raggiunta rispettabilità durerà poco perché sarà costretto ad addossarsi, oltre alla responsabilità delle proprie menzogne, anche colpe non sue.
Cedar, chiudendo il film con una lunga sequenza in cui il canto corale di un servizio sacro sfuma amaramente in silenzio, abbandona il suo misero eroe. Malauguratamente ingenuo, inevitabilmente solo, Norman si dimostra capace di trasformare in bene tutto il male che gli piove addosso proprio consacrandosi all’eterno anonimato, come fosse l'ironica sublimazione di una vita passata a fare in modo che il proprio nome conti qualcosa, ma ancora di più a cercare di contare qualcosa per qualcuno.
La storia di un piccolo operatore di nome Norman Oppenheimer che fece amicizia con un giovane politico in un basso e solitario momento della sua vita. Tre anni più tardi, quando il politico diventa un influente leader mondiale, la vita di Norman cambia radicalmente. Nel bene e nel male.