Omaggio all’arte visiva, il film di Nicolas Bedos insiste sulla catarsi, sulla magica taumaturgia della rappresentazione cinematografica, mettendo in scena, in un mondo che segue accetta e applica ciecamente l’evoluzione digitale, la possibilità di immergersi fisicamente - analogicamente - in un altro qui-e-ora. Immaginando, per un attimo, l’opportunità di prendere parte ad un vero e proprio film, da protagonista, creandone lo sviluppo narrativo a proprio piacimento, seguendo il proprio desiderio.
In La belle époque, l’insolita società time traveller offre all’individuo comune l’opportunità di vivere o rivivere un momento del passato, ricreandolo nel dettaglio - un set, un’ambientazione, degli attori, delle comparse. Il protagonista, ormai vecchio fumettista in blocco creativo, decide di rivivere un giorno preciso, indelebile nei ricordi e impresso nei propri disegni, il giorno in cui ha incontrato l’amore della sua vita - ora, apparentemente, perduto.
L’esperienza di Victor - pesce fuor d’acqua, incompreso e naïf - scaturisce innanzitutto da una forma di nostalgia allo stesso tempo espressa come rifiuto e rigetto dell’artificio digitale, il quale permette addirittura di trattare le emozioni e la psicologia attraverso una psicanalisi virtuale - nulla più che una serie di algoritmi. Un artificio all’ennesima potenza, meramente numerico - non creativo - che intorpidisce, se non annulla, il sentire umano.
Il profondo disorientamento di Victor di fronte alle creazioni tecnologiche del figlio e della moglie è riproposto nell’esperienza spettatoriale, in un film costruito come aggregazione confusa di livelli di finzione; un film che prima ancora del proprio inizio immerge lo spettatore in un altro, ulteriore mondo - la puntata pilota di una serie televisiva - dove attori interpretano attori che interpretano attori.
Nell’efficace rappresentazione di una complessa mise en abîme, Bedos fa coincidere lo sguardo del protagonista e quello dello spettatore, rompendo di volta in volta quell’accordo tacito di sospensione d’incredulità che da sempre esiste al cinema.
Un film, dunque, che si nutre di artificio, si sazia di finzione, e lo fa moltiplicando strati e livelli narrativi, passando da una cornice all’altra fluidamente, senza scarto. Attraverso gli occhi del protagonista lo spettatore sviluppa la destrezza a tuffarsi ripetutamente nel passato e riportarsi ai giorni nostri; e nello sguardo di chi “dirige” l’esperienza - Antoine e il resto della troupe -, collocarsi nella posizione di avido voyeur, la più classica condizione di chi vive un’esperienza cinematografica.
Tornare indietro, dimenticare per un attimo le conquiste del digitale, usare i sensi, il sentire nella fisicità della più tradizionale rappresentazione filmica - fatta di un set reale, persone in carne ed ossa - per riscoprire la propria natura di essere umano come composto di emozioni, ricordi, aspettative, speranze. Un risveglio del proprio io, della propria voglia di vivere, nella comprensione di ciò che, guardando solo avanti, si rischia di perdere - nella vita come nel cinema.
La confusione iniziale, data dal moltiplicarsi di cornici narrative e dal passaggio incessante dall’una all’altra; il fluido viaggiare nel tempo - tra ricordi nostalgici e futurismo digitale - di un montaggio che gioca a scardinare la temporalità classica; tutto si fa man mano naturale, sempre più chiaro nel momento in cui si accetta il proprio ruolo, immergendosi nelle meraviglie che la finzione cinematografica può regalare. Accettando la funzione imperitura di un’arte che, mettendo in scena, rappresentando, apre gli occhi e apre la mente - verso la comprensione dell’io e dell’altro, verso la riscoperta dei legami affettivi, al di là di ogni barriera, al di là di ogni finzione.
Victor è un uomo all’antica che odia il presente digitale. Quando un eccentrico imprenditore, grazie all’uso di scenografie cinematografiche, comparse e un po’ di trucchi di scena, gli propone di rivivere il giorno più bello della sua vita, Victor non ha dubbi: sceglie di tornare a Lione il 16 maggio del 1974, il giorno in cui ha incontrato la donna della sua vita.