Andy e Lana Wachowski ci hanno aperto la loro stanza dei giochi. Molti sono riconoscibili, perché ci abbiamo giocato tutti. Altri sono per palati raffinati o per nerd assoluti (quando si parla di fantascienza, le due categorie tendono a confondersi). Altri ancora hanno qualcosa del genio (ri)creativo che abbiamo sempre riconosciuto agli ideatori di Matrix, ai produttori-sceneggiatori di V per Vendetta, ai videoartisti di Speed Racer, ai registi (ispiratissimi) di Cloud Atlas.
Passeggiamo in questa specie di grande magazzino del loro immaginario e troviamo guerrieri stellari, autostoppisti galattici, visitors vampireschi, esseri mitologici mischiati a cianfrusaglie postmoderne (il postmoderno è già archeologia cinematografica), cybergoth e steampunk, Oz, Brazil e le soap opera, architetture fantastiche insieme ad accessori da antiquariarato, supereroi da fumetto ed eroine da letteratura giovanilistica...
Qui sorridi, lì fai “oooh”, là ti volti per capire se hai visto bene, ma alla fine, come in ogni luogo basato sull'accumulo, dopo un po' gli occhi si stancano e lo stupore cede il passo alla noia. Forse ci vorrebbe una trama, per rendere la passeggiata più eccitante. Forse basterebbero dei personaggi, ma che dico, degli esseri dotati di una qualche storia condivisibile, un'emozione che non sembri solo il corollario di un dialogo, la sua illustrazione.
Si racconta di una ragazza che passa la vita a pulire i bagni e che un giorno all'improvviso si ritrova proiettata dentro una lotta dinastica fra individui di stirpe reale che si contendono la Terra, ridotta a serbatoio di corpi. Lei è la "ricorrenza genetica" (la reincarnazione) della Regina e quindi ha un potere che ognuno vorrebbe sfruttare per i propri scopi (profitto). Ma naturalmente c'è anche l'eroe, un mercenario reietto mezzo lupo, di cui lei si innamora.
Jupiter piace nei dettagli (il museo, il magazzino, la stanza dei giochi) e nelle scene madri affrescate in grande stile. Forse potrebbe piacere anche nella visione d'insieme, se il ragionamento sullo spietato capitalismo cosmico che governa l'universo fosse meno appiccicato e astratto. E invece l'involucro è vuoto (di cinema).
Un giorno sapremo cosa è successo in post-produzione, dove un qualche folletto dispettoso, sfuggito al controllo dei Wachowski, deve aver mischiato i file lasciando un gran casino. Magari capiremo anche perché Mila Kunis e Channing Tatum, pur con tutto il loro fascino, sembrano capitati lì per caso.
Jupiter Jones, nata sotto una buona stella, mostra segni d'esser predestinata a grandi cose. Una volta cresciuta, Jupiter continua ad avere grandi sogni, ma si sveglia in un'amara realtà fatta di un lavoro di pulizia di case altrui, ed una vita difficile. Solo quando Caine, un cacciatore ed ex-militare geneticamente modificato, arriva sulla Terra per rintracciarla, Jupiter comincia ad intravedere il destino che le è stato prospettato: possiede infatti la firma genetica che la contrassegna come prossima, in linea di successione, di una straordinaria eredità che potrebbe alterare l'equilibrio dell'intero cosmo.