Le mille e una notte è il film sulla crisi che mancava.
Le sue sei ore e passa di durata, divise in tre capitoli diversi per spirito, stile e ispirazione, sono il racconto di una palingenesi, la rinascita sofferta e possibile di una cinema condannato a dissolversi di fronte all’enormità del reale.
Tutto comincia dalla chiusura nel 2013 del cantiere navale di Viana do Castelo, il più grande del Portogallo, e, contemporaneamente, dalla malattia che nello stesso periodo colpì le api della zona a nord del Paese. Come in un altro film di Gomes, Aquele querido mês de agosto, il regista portoghese parte con la sua troupe per girare un documentario, ma perde presto il filo del discorso e l’idea originaria del film: perché guardare non significa capire e filmare non basta. Gomes perciò scappa, abbandona il set, e una volta raggiunto dai suoi collaboratori prima di essere giustiziato (sic!) si affida all’espediente di Sherazade: raccontare storie per salvarsi la vita. Ma raccontare cosa? E soprattutto, raccontare come?
Alla maniera di Tabu, la struttura consolidata di una forma già esistente (in quel caso il cinema il muto, qui le fiaba arabse di Le mille e una notte) offre una via d’uscita: le storie di Sherazhade, prese come semplice cornice, si sovrappongono al resoconto della crisi, elevano la cronaca e l’attualità oltre la materia bruta del reale trasformandole in pantomima, teatro, verità.
Nel primo tassello, Inquieto, Gomes sfrutta la propria vena grottesca per sfottere le politiche economiche del governo portoghese, ridicolizzare la giustizia ed elogiare la resistenza dei nuovi poveri; il tono tra il documento e la favola è creativo, comico, pieno di umanità e calore. In Desolato, invece, prevale la finzione, con la messinscena geniale, durante un processo a una banda di ladri e di fronte a un pubblico da commedia greca, della concatenazione di colpa e assoluzione tipica del capitalismo e con il resoconto minimalista delle infinte storie contenute da un grattacielo alla periferia di Lisbona. Nell’ultimo Incantato, infine, Gomes incontra finalmente la sua Sherazhade e dedica l’ultima, lunghissima, quasi insostenibile ma straordinaria parte finale del film a riprendere la vita di un gruppo di disoccupati che passano le giornate ad accudire fringuelli.
Nell’inattesa struttura «narrativa» del canto degli uccellini, che in pochi secondi di gorgheggio sono in grado di sviluppare un prologo, uno sviluppo e un epilogo, Gomes ritrova il filo perduto di un racconto ancora possibile, quasi tornasse ai tempi del suo cortometraggio Cântico das Criaturas. Il cinema, ridotto all’impotenza dalla crisi, riparte così da un’unità minima di narrazione, restituendo dignità e bellezza agli individui cancellati dalla Storia.
Con Le mille e una notte Gomes conferma di essere un poeta bambino dell’assurdo, un nuovo Iosselliani o un nuovo Sergio Citti. Solo nei suoi film i galli discutono di giustizia, i cani giocano con il proprio fantasma e immagini povere, scarne, volutamente anacronistiche possono dirsi poetiche e aprirsi all’epifania. Solo nei suoi film, o forse solo in questo magnifico e buffo capolavoro che sperpera fin troppe storie e idee a non finire, la rappresentazione dei poveri può finalmente liberarsi dal modello straccione ed elegiaco di Pasolini ed aprirsi a una nuova, inedita forma di rappresentazione.
Tre film che compongono la grande riflessione di Miguel Gomes sulla crisi economica in Portogallo, a partire dai racconti delle Mille e una notte:
As Mil e Uma Noites - Volume 1, O Inquieto
As Mil e Uma Noites - Volume 2, O Desolado
As Mil e Uma Noites - Volume 3, O Encantado
Nel 2013 un regista si reca nel Nord del Portogallo per documentare la chiusura del grande cantiere navale di Viana do Castelo. Contemporaneamente, la stessa zona è flagellata da una malattia delle api che mette a rischio la produzione di miele. Resosi conto dell’impotenza del cinema di fronte alla realtà, il regista fugge dal set e viene catturato dalla sua troupe. Per aver salva la vita, non gli resta che affidarsi alla narrazione e introdurre la figura di Sherazade. Da qui nasceranno diversi racconti che daranno voce alla crisi economica e sociale del Portogallo, sulla base di alcune storie delle Mille e una notte.