Libere, disobbedienti, innamorate - In Between, opera prima della palestinese Maysaloun Hamound, si apre con un gioco di montaggio che, collocando i titoli di testa come spartiacque tra una breve sequenza introduttiva e l'inizio vero e proprio del film, suddivide l'opera in due parti, anticipando quel dualismo tematico che verrà poi sviluppato nel corso del film: tradizione/innovazione, genere maschile/genere femminile.
La breve sequenza introduttiva presenta una signora anziana che, rivolgendosi a una ragazza più giovane in procinto di sposarsi, dispensa consigli sul comportamento corretto di una moglie nei confronti del marito, evidenziando un'idea di subordinazione della donna all'uomo: «Non dimenticare, dice, di avere sempre il corpo liscio, così, quando lui ti desidererà, saprà dove trovarti. A letto fai quello che ti dice. Non fargli capire che sai il fatto tuo».
A questi trentacinque secondi introduttivi segue una scena in cui Laila (una delle tre protagoniste del film) parla e balla con alcuni amici consumando droga leggera e alcool, opponendosi ovviamente alla condizione di assoggettamento espressa dall'anziana signora e affermando fin da subito il desiderio suo e delle sue amiche di perseguire un’idea di libertà e indipendenza.
Laila, Nour e Salma sono tre ragazze che condividono lo stesso appartamento nel centro di Tel Aviv. Laila è avvocato, lavora in tribunale e conduce uno stile di vita libertino condiviso anche da Salma, ragazza politicamente orientata, che ama i tatuaggi e fare la Dj per i rave. Nour, al contrario delle amiche, studia informatica, è più religiosa rispetto alle due coinquiline (prega e indossa l'Hijab, velo musulmano) e meno incline alle serate in festa.
Per ognuna delle tre ragazze si contrapporrà una figura maschile con la quale entreranno in conflitto a livello sentimentale e familiare. Le ragazze, infatti, rappresentano ciascuna uno spaccato della realtà femminile all’interno della cultura palestinese, apparentemente moderna, in realtà ancora legata un tipo di oppressione, se non patriarcale, sicuramente familiare e religiosa.
Per questo motivo Salma si scontrerà con il padre a causa della sua omosessualità; Nour litigherà con il suo promesso sposo perché colpevole agli occhi dell’uomo di essersi fatta corrompere dallo stile di vita delle coinquiline; e Laila si confronterà con il suo compagno, il quale si rivelerà meno aperto e cosmopolita di quanto inizialmente amasse definirsi.
Quello di Maysaloun Hamound è un film fortemente immerso nel panorama storico-politico della società israelo-palestinese. Al tempo stesso, nonostante la forte connotazione geografica e identitaria, non esclude ma integra elementi tipici del mondo occidentale (la copia di Alice nel paese delle meraviglie che Nour trova in camera, accanto a un libro del poeta e politico palestinese Tawfiq Ziyad, oppure le birre di esplicita provenienza europea o i riferimenti alle scuole di cinema negli Stati Uniti), annullando le distanze tra culture con radici differenti eppure immerse – per fortuna o loro malgrado – in unico contesto globale.
Tre donne arabe in una Tel Aviv che ribolle di cultura underground