Da alcuni anni a questa parte i progetti live action di casa Disney seguono due percorsi ben definiti: il recupero di grandi classici, come Cenerentola, Alice in Wonderland, La bella e la bestia, Il libro della giungla o gli imminenti Dumbo e Aladdin, o lo sfruttamento della tradizione di saghe e personaggi noti al grande pubblico per raelizzare sequel e reboot, come dimostrano la serie dei Pirati dei Caraibi, il recente Ritorno al bosco dei 100 acri e l'imminente Il ritorno di Mary Poppins.
Lo schiaccianoci e i quattro regni si presenta invece come un unicum insolito all’interno di questo panorama. Privo di legami forti con la tradizione disneyana, il film diretto da Lasse Hallström e Joe Johnston (quest’ultimo subentrato alla regia in fase di postproduzione per colmare alcune lacune lasciate dal suo collega) non è nemmeno una trasposizione del celebre balletto, bensì una nuova versione vagamente ispirata ai personaggi e agli ambienti riconducibili a Čajkovskij. La partitura di James Newton Howard e la presenza in scena della ballerina Misty Copeland provano anche a far dialogare il progetto attuale con il principale modello, ma è palese l’intenzione di dar vita a una versione autonoma, indipendente e decisamente meno stratificata del racconto per trovare consensi tra gli spettatori più giovani.
Il film si presenta come un’esile fiaba natalizia priva di qualsiasi linfa creativa, talmente prevedibile e scontata da riuscire ad abbagliare solo grazie all’ingente impianto scenografico. Il problema principale è quello di non avere alle spalle un autore coraggioso e tenace in grado di declinare l’intera struttura a partire da alcuni temi forti (come ha fatto ad esempio Spielberg con Il GGG). Hallström è infatti del tutto spaesato di fronte alla magniloquenza degli ambienti e non riesce a dominare il racconto piegandolo al suo volere, finendo per farsi schiacciare e a limitarsi a una messa in scena il più pulita e semplice possibile (coadiuvato dall’esperienza di Joe Johnston per le sequenze più delicate da un punto di vista produttivo).
Che piaccia o meno, la strada intrapresa da Disney nell’ultimo periodo rimane comunque costante e coerente, tra istinti storici nostalgici e riscoperta del passato. Lo schiaccianoci e i quattro regni funge invece da esperimento per prendere le distanze da logiche di mercato abituali e verificare quanto sia possibile addentrarsi in un terreno insolito e impervio come quello della narrazione crossmediale. Il campo di gioco è sicuramente interessante, ma andrebbe supportato con idee e stimoli più calzanti e coraggiosi.
Il padrino Drosselmeyer è il più vecchio e fidato amico del signor Stahlbaum. Così, come ogni vigilia di Natale, il ricco uomo d'affari e sua figlia Clara si riuniscono con gli altri ospiti nel grande salone di casa Drosselmeyer, per partecipare alla magnifica festa che il giocattolaio indice tutti gli anni. Durante i festeggiamenti, però, avviene un fatto insolito: seguendo per gioco un filo dorato che attraversa i corridoi dell'immensa magione, la giovane Clara viene condotta in un mondo magico e sconosciuto, diviso in quattro reami incantati.