Fanny e Alexander (1982), capolavoro parzialmente autobiografico di Bergman, viene esplicitamente citato nella quarta parte di questo straordinario film, trasmesso alla televisione in un fine dicembre gravido di situazioni cupe e sanguinose. Ma possiamo dire che aleggi nello Spartito della vita quasi evocato ed esorcizzato come controcanto. Tanto quello in qualche modo parlava della prima giovinezza di fratello e sorella, dei quali neppure accadimenti terribili e dolorosi potevano turbare il ricordo così come la nostalgia del passato, tanto qui i 180 minuti di Sterben (titolo originale) hanno come epicentro scatenante l'infanzia non proprio felice di Tom ed Ellen, in una sorta di anti-Fanny e Alexander.
“Vedo i fantasmi dei miei genitori. Sono morti di recente, in rapida successione, dopo un lungo periodo di sofferenza. Voglio finalmente avvicinarmi a loro, cosa che non sono mai riuscito a fare durante la loro vita. E l’unico modo per avvicinarmi a qualcosa o a qualcuno è farci un film”: questa è la dichiarazione programmatica di Matthias Glasner, 60 anni con alle spalle 12 regie (tra cinema e tv) di cui in Italia usciti solo Sexy Sadie (1996) e 4 episodi della serie Das Boot (2020). Ma Lo spartito della vita è così potente, articolato ed emozionante da portare il nome del regista alla ribalta della critica (a Berlino ha vinto il premio per la sceneggiatura) e speriamo anche del pubblico, così da proporsi per il futuro come riferimento costante della cinematografia non solo tedesca.
Suddiviso in vari capitoli costruiti sui punti di vista e le azioni dei protagonisti, il film si apre sui genitori Lissie e Gerd, anziani e malandati. L'uomo soffre di demenza galoppante, la donna, tra diabete e cancro, si avvia con testarda contegnosità verso l'inevitabile declino. I figli non sono presenti e centellinano le loro comunicazioni. Questo tragico-drammatico-umoristico (anche) affresco familiare ne svelerà il perché.
Il figlio Tom è un ottimo direttore d'orchestra, un divorziato che non si stacca dalla ex, sino a diventare una sorta di padre surrogato di un figlio non suo (un aborto alle loro spalle pesa sulla coscienza). Tra la madre Lissie e Tom il rapporto è quantomeno circospetto se non formale e in un dialogo atroce e illuminante, di impressionante crudezza anche interpretativa, ne capiremo le ragioni (gli attori sono Corinna Harfouch e l'intenso e già noto da noi, grazie ai film di Assayas Personal Shopper e il tv Irma Vep, Lars Eidinger). La figlia Ellen (Lilith Stangenberg) è al momento una infermiera con una allarmante propensione a sbattersi via tra alcool e pessime relazioni, con spietata consapevolezza (“Il mio necrologio sarà: perché ho buttato via ciò che significa essere un bambino?”).
In questa disamina al bisturi della disfunzionalità di una famiglia più comune di quanto non si pensi, si inserisce anche il racconto del lavoro di Tom alle prese con la direzione di un'opera ultramoderna e coi dissidi con l'autore, il peraltro amico fraterno e tormentato Bernard (Robert Gwisdeck) da cui al momento lo separa la chiave interpretativa da dare alla musica: “Come artista per far capire il tuo lavoro devi semplificarlo, però senza comprometterlo. Perché se sei completamente autentico nessuno ti capisce e finisci per ritrovarti solo e in un manicomio. La linea sottile sta in mezzo”.
Una linea sottile e sospesa tra un melodramma stilisticamente sorvegliato ma a forti tinte, screziate da un fragoroso umorismo nero, e la personalissma scarnificante indagine psicologica “d'interni” che Matthias Glasner sembra aver percorso in esaltante equilibrio in quello che si afferma come uno dei titoli irrinunciabili della stagione.
I “Lunies” non sono più una famiglia da molto tempo. Fino ad allora autonomi e indipendenti, Lissy e Gerd, che vivono in una cittadina nel nord della Germania, si trovano in una fase critica della propria vita. Gerd, affetto da demenza, sfugge al controllo di Lissy ed è per lei sempre più ingestibile. A sua volta Lissy, un tempo solida e forte, inizia a mostrare segni di fragilità fisica ed emotiva. La coppia ha due figli, Tom e Ellen, molto impegnati con le proprie vite, anch’esse complicate.