Per quel che si è visto finora (poco più di un'ora e mezza di un progetto distribuito in due parti), Loro è un percorso di avvicinamento a Lui, Silvio Berlusconi, la maschera.
Sorrentino parte da lontano, dalla provincia pugliese, e segue il percorso di un faccendiere ambizioso e spregiudicato, Sergio Morra, nome di finzione del vero Giampaolo Tarantini, che da Taranto arriva a Roma, e da lì ai palazzi del potere, regalando coca alle sue puttane e le sue puttane ai politici. Sperando ovviamente di arrivare a Lui, che nessuno quasi mai chiama per nome, ma per l'appunto solo e sempre Lui. La distanza che separa loro, cioè quelli che aspirano al potere e un gradino più in su quelli che ne fanno già parte, da Lui, è identica a quella che Sorrentino per la prima volta mette fra sé, il regista, il cittadino, volendo anche lo storico, nella sua ambizione di rappresentare la storia del suo Paese, e i personaggi che abitano il suo solito mondo di feste pacchiane con fiumi di denaro e di droga (oltre alla coca, anche l'MDMA, di cui vengono spiegate le proprietà in un divertente inserto farmaceutico). Una distanza che cela un misto di disgusto e ossessione, che fa assumere al cinema del regista un passo volutamente zoppo, dissonante (con jump cut e grezzi stacchi di montaggio) e dà il senso critico dell'intera operazione.
Tutto documentato, tutto arbitrario, come recita in apertura la citazione da Giorgio Manganelli: Sorrentino riprende e ripete il suo immaginario oramai trito e ne riscontra la veridicità storica nella parabola politica e privata di Berlusconi. Non inventa nulla, potendo inventare tutto di una storia comunque riconosciuta e riconoscibile.
L'avvicinamento fisico a Lui, Silvio, confinato a Villa Certosa in Sardegna, scacciato dal governo dalla vittoria della sinistra (siamo presumibilmente all’indomani delle elezioni del 2006), ancora sposato con Veronica Lairo ma a un passo dal divorzio, a un certo punto già in relazione con Noemi Letizia (e qui si tratta forse di un flashforward, essendo un balzo in avanti di almeno due anni), è progressivo, segue l’approdo sull’isola di Morra, della sua socia Kira (cioè Sabina Began) e delle loro donne a libro paga e finalmente, a quasi un’ora dall’inizio del film, conduce allo svelamento non di una figura storica, ma di una maschera caricaturale, con Servillo che si spende nella sua migliore imitazione degna del Bagaglino. Berlusconi come caricatura di se stesso.
Il fatto che poi, in realtà, come dimostra la cronaca di questi giorni, la parabola di Berlusconi non sia ancora esaurita, ma che anzi Lui continui a interferire con le sorti del Paese, non intralcia minimamente il progetto di Sorrentino. Anzi, lo esalta con estremo senso del paradosso: Berlusconi che si esibisce in quella comica conta con le dita mentre Salvini tiene il suo discorso all’uscita delle consultazioni parlamentari non fa che appropriarsi inconsapevolmente della maschera creata da Sorrentino; la riporta nella Storia sottraendola al film, sancendone dunque la veridicità e forse, chissà, l'utilità. Un po' come Hitler con i baffi di Charlot, in una versione grottesca dell'intuizione geniale di Bazin.
Loro non è Il divo, con cui Sorrentino, da regista, cittadino e storico, entrava nella dimensione del potere e se ne appropriava, svelandone la natura diabolica. E non è nemmeno Il caimano, con cui Moretti arrivava a identificarsi con il Berlusconi che risiede in ciascuno di noi. Loro, per il momento, è la Storia che si fa farsa al primo colpo, senza bisogno di ripetersi. Salvo utilizzare la ripetizione come unica forma di discorso possibile, con i tirapiedi dei potenti che usano i soliti vecchi modi per arrivare al potere, con Lui che si esprime per smargiassate ironiche riciclando battute di altri spacciate per proprie e con lo stesso Sorrentino che, imprigionato nel suo immaginario estenuante, è costretto a cedere il passo di fronte a una Storia sempre uguale che non finisce mai. Per il momento.
Loro racconta l'Italia tra il 2006 e il 2010, racconta alcuni italiani, nuovi e antichi al contempo, che in quel periodo spinti da ambizione, innamoramento, ammirazione o interesse personale, hanno provato a ruotare intorno a una sorta di paradiso in carne e ossa: Silvio Berlusconi.