Arkasha Stevenson

Omen - L'origine del presagio

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L’ovvia domanda di partenza, che ci facciamo ormai da tempo, è sempre la stessa: qual è il reale senso di un qualunque rifacimento (remake, reboot, sequel o prequel che sia), al di là del tentativo di sfruttare nome, successo e residui di pubblico di un film di culto? Indubbiamente Il presagio, in originale The Omen, produzione Twentieth Century Fox diretta con innegabile mestiere da Richard Donner, fu un culto dal larghissimo seguito. Damien divenne una presenza talmente emblematica che solo l’enorme anticipo sulla nascita dei social non lo trasformò in un meme capace di fare capolino ovunque. Il culto si inflazionò parecchio dopo tre pessimi sequel, uno peggio dell’altro, un tardo remake il cui elemento più interessante fu la cafonata di farlo uscire il 6/6/06, e una serie tv dedicata al Damien ormai adulto. E forse occorrerebbe ammettere che il momento più alto fu l’irresistibile spin off apocrifo di South Park del ’98, in cui un Damien dark, appena trasferitosi, veniva impietosamente bullizzato fino a prendere fuoco. Ma la memoria del film di Donner è comunque rimasta intatta: di culto indubbiamente si tratta, fatto di sequenze antologiche che sono rimaste nella storia (non solo) dell’horror (una di queste, quella del triciclo, è mostrata con altre, altrettanto celebri, nel loop dedicato all’horror del Museo del cinema di Torino, ad esempio). Eppure, malgrado la distanza dai lavori leggendari di cui, quasi sempre in modo improprio, la congerie di remake cerca di rinverdire i fasti, questo Omen – L’origine del presagio non sembra un’operazione del tutto gratuita e sbagliata. Non come tante altre simili, perlomeno; penso soprattutto a L’esorcista – Il credente di David Gordon Green. Una bestemmia, se non si parlasse di demonio.

Omen – L’origine del presagio si colloca in un periodo precedente alla nascita di Damien, prima che Gregory Peck e Lee Remick fossero raggirati con il cambio di neonato nella clinica romana, e si concentra sulla grande assente del film di Donner: la madre del bambino. Ma se Il presagio, sull’onda lunga della tendenza ‘70s seguita al successo di Rosemary’s Baby, rientrava nel filone della progenie demoniaca, in modo da produrre tensione ribaltando le attese fondate sull’innocenza dell’infanzia secondo il noto principio della defamiliarizzazione, il prequel, invece, rende strumentale il motivo della fanciullezza per soffermarsi su un’epidermica ma comunque apprezzabile riflessione sul corpo femminile inserito forzatamente in una doppia logica, quella iniziale della privazione (il voto delle novizie e la cancellazione della propria personalità) e quella ben più critica dell’abuso (rispetto al sacrificio violento imposto da una frangia fanatica della Chiesa). Se è vero che nei casi più felici l’horror è sempre una metafora ben mascherata delle paure del presente, Omen – L’origine del presagio è perfettamente in linea con questi tempi e con l’imperante narrazione antipatriarcale, perché estremizza attraverso il genere (narrativo) l’impossibilità per le donne di una gestione personale del proprio corpo e della propria fertilità. Nascosta tra le maglie di un racconto che intende aggiungere un frammento prima sconosciuto, il film della regista esordiente Arkasha Stevenson si serve dell’empietà della saga per allegorizzarla rispetto alla profanazione del corpo, insistendo su alcuni particolari raccapriccianti che potrebbero anche restare nella memoria non solo degli amanti nerd del genere (penso soprattutto al parto della viscosa mano artigliata).

Il patriarcato di questo Omen si sostanzia in strali ben indirizzati rivolti all’ipocrisia di una Chiesa, che in un periodo problematico e oscuro di contestazione (l’inizio degli anni Settanta), affrontato dal film in maniera eufemisticamente abbozzata, persegue una vera e propria strategia del caos per ridestare l’osservanza attraverso la paura del disordine. Premessa comunque debole della sceneggiatura (di Tim Smith e Keith Thomas, da un soggetto di Ben Jacoby), se non per sottolineare ancora una volta il totale asincronismo delle pratiche ecclesiastiche una volta superato il medioevo, anche se è lecito dubitare fosse davvero questa l’intenzione. La regia, tuttavia, supplisce alle forzature anche banali della storia con una tessitura soffusa di atmosfere dense e ossessive, assistita da un penetrante lavoro (di Aaron Morton) di illuminazione degli ambienti, in grado di far risaltare le figure pur con una luce soffusa nutrita di colori terragni e di affievolire il contesto generando nuclei di apprensione dall’indistinto che circonda i personaggi.

Sebbene in ambito conventuale le produzioni horror sembrino sempre piuttosto simili (in attesa che esca anche in Italia il film gemello Immaculate, probabilmente la cosa più originale vista di recente è stato lo spot di una nota marca di patatine subito accusato di blasfemia dai soliti noti e per questo ritirato: a proposito d’ipocrisia religiosa, anche se forse la parola dovrebbe essere un’altra) e toltosi subito il dente della filiazione diretta all’origine con una scena praticamente campionata («È soltanto per te!»), spettacolare ma tutt’altro che agghiacciante perché meno estranea rispetto al contesto di quanto non fosse la prima, la forza del film risiede in alcuni momenti di grande vigore spiazzante e nel singolo taglio di particolari inquadrature, in cui la ricerca estetica non assorbe completamente il senso ma riesce a rafforzarlo. Un esordio incoraggiante che prelude all’avvio di una nuova saga, ipotesi che a volte possiede un lezzo sulfureo più irritante della materia satanica appena raccontata.


 

 

 

Omen - L'origine del presagio
Stati Uniti, Italia, Serbia, Canada, 2024, 120'
Titolo originale:
The First Omen
Regia:
Arkasha Stevenson
Sceneggiatura:
Tim Smith, Arkasha Stevenson, Keith Thomas
Fotografia:
Aaron Morton
Montaggio:
Amy E. Duddleston, Bob Murawski
Musica:
Mark Korven
Cast:
Nell Tiger Free, Ralph Ineson, Sonia Braga, Tawfeek Barhom, Maria Caballero, Charles Dance, Bill Nighy, Nicole Sorace, Ishtar Currie-Wilson, Andrea Arcangeli
Produzione:
20th Century Studios, Phantom Four Films, Abbey Road Studios, Cattleya, Kiwii, Serbia Film Commission, The Government of Canada Income Tax Credit Program
Distribuzione:
Walt Disney Italia

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