Oggi parliamo di coscienza, di Dio, di intelligenza artificiale, di immortalità (di qui o di là?), di società criminale, di innocenza violata, di tecnologia al servizio dell'uomo o uomo al servizio della tecnologia. Tutto qui? Tutto qui. Impegno e intrattenimento, fisica (robotica) e metafisica.
120 minuti di fantascienza che affrontano temi immani con un armamentario cinematografico così inadeguato che fa quasi tenerezza (se non facesse imbestialire lo spettatore ignaro, ma anche quello che aveva apprezzato District 9 e magari pure Elysium).
Siamo a Johannesburg, dove la criminalità è tenuta a bada da un esercito di robot-poliziotti. Fino a quando una catena di improbabili coincidenze, prodotte da un ingegnere buono (che sogna un droide sensibile) e un ingegnere cattivo (che preferisce le macchine da guerra senza cervello), scatena il caos.
Tutto parte da Chappy, robot col cervello di un bambino, finito in pasto a una banda di piccoli criminali, che gli insegnano a fare il gangster e diventano la sua famiglia (nel bene e nel male, perché i buoni e i cattivi sono distribuiti in modo trasversale).
Neil Blomkamp ha un'intuizione felice – una coscienza innocente, innestata in un corpo indistruttibile (e replicabile all'infinito), lasciata alla mercé di un mondo corrotto – ma non ha idea di come tradurla in cinema.
Non essendo uno Spielberg, non riesce a farci amare quel fragile ammasso di ferraglia. Non avendo il talento narrativo di un Andrew Stanton o un Pete Docter, non sa come farci credere l'incredibile (il film è scritto davvero malissimo). In più, il regista sudafricano non sa cosa farsene del cyberpunk. Il risultato è che sbanda dal melodramma al film d'azione, dalla distopia didascalica al quasi-gore.
Come si dice in questi casi: tanta carne al fuoco. Così tanta che alla fine si brucia tutto e rimangono piccoli tozzi carbonizzati. Uno dei film più irritanti di questa stagione cinematografica. Il fastidio passa solo dopo aver rivisto A.I. e Wall-E a ciclo continuo per un paio di serate.
Ogni bambino viene al mondo pieno di promesse, e cosi è per Chappie che è straordinariamente dotato, unico nel suo genere, un prodigio. Come ogni altro bambino Chappie dovrà farsi strada nel mondo con il cuore e con l'anima, tra influenze buone e cattive, per trovare la sua strada e diventare un uomo. Ma c’è una cosa che rende Chappie diverso da ogni altro bambino: Chappie è un robot.