Starbuck, singolare, non è una catena di caffetterie, ma il nome di un toro da monta canadese che, grazie all'inseminazione artificiale, diede vita a centinaia di migliaia di vitelli fra gli anni '80 e i '90. Il toro da monta, nel nostro caso, è impersonato dallo stralunato David, una specie di Pieraccioni imbolsito e tatuato, che nel 1988 donò tanti spermatozoi ad una banca del seme di Montreal da ritrovarsi, suo malgrado, padre di 533 figli.
L'inatteso senso di responsabilità paterna lo trasforma, facendolo passare in 109 minuti dalla condizione di eterno scavezzacollo a quella di figura di riferimento di un'intera generazione. Metamorfosi un po' repentina? Può darsi, ma i toni da commedia giocano a stemperare il pur coriaceo côté da favoletta edificante: si ride del protagonista molto più che con il protagonista, e lui stesso si mostra piuttosto incline a prendersi in giro.
Abituato nella vita a trasportare bistecche in un camion, sembra non avere troppa dimestichezza con gli esseri in carne ed ossa: i parenti lo compatiscono, la fidanzata lo biasima, il migliore amico gli snocciola il lungo elenco dei suoi limiti, eppure David, cocciuto come forse non era mai stato, saprà dimostrare a tutti il proprio valore.
La splendida Montreal, concentrato planetario di coolness, che diede i natali a Vice Magazine e agli Arcade Fire (tanto per citare giusto un paio di nomi di un panorama culturale vivissimo ed eterogeneo), resta decisamente sullo sfondo: il giochetto della redenzione del protagonista avrebbe potuto benissimo essere ambientato a Busto Arsizio, con buona pace dei varesotti benpensanti, e nessuno avrebbe notato la differenza.
L'universalità della storia di David, dopotutto, è ciò che ne costituisce il limite: Starbuck è un film godibile ma vagamente asettico, irreale e pure un po' scontato nella sua girandola di personaggi spesso ridotti a macchiette. Non è certo un peccato mortale quello commesso dal regista e sceneggiatore Ken Scott… ma insomma, non è nemmeno la spia di uno stato di grazia.
David, quarantaduenne con una vita da eterno adolescente, messa incinta la giovane fidanzata Valerie, scopre all’improvviso di essere il padre biologico di ben 533 ragazzi. Per anni infatti, David, per sbarcare il lunario donava il proprio sperma a una banca del seme con lo pseudonimo di Starbuck. Ora che 142 dei suoi “figli” hanno intrapreso una causa legale per trovare l’identità del proprio padre biologico, la sua vita rischia di cambiare in maniera inevitabile.