La celeberrima balena di Melville, lungo gli anni che l’hanno condotta sino a noi, ha assunto significati diversi e varie chiavi di lettura. La principale tuttavia rimane quella legata alla paura: un enorme mostro (marino, dunque naturale) con il quale siamo costretti prima o poi a confrontarci. Non è un caso dunque che Hollywood si sia imbarcata (in tutti i sensi) in un simile progetto proprio oggi, in anni in cui la paura di un mostro è attuale quasi quanto nel 2001.
Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick narra la storia che ispirò il romanziere statunitense (e che ha solo qualcosa in comune con il celeberrimo testo del 1851 senza ovviamente sviscerarlo nelle sue numerose componenti) per mettere in scena un duello (l’ennesimo nella carriera di Ron Howard) più che uno scontro. La balena in questione infatti non è un nemico, ma un avversario. Non si tratta di un mostro feroce, violento e sanguinario, bensì di un essere vivente con il quale confrontarsi.
Il film insiste molto su questo aspetto dividendo lo scheletro narrativo in due unità: la prima dove sotto la lente d’ingrandimento finisce la baleniera Essex (un micromondo in precario equilibrio, dove i rapporti umani sono durissimi da conciliare), la seconda dedicata interamente alla balena (grande esattamente quanto la nave, proprio per rimarcare la somiglianza tra i due elementi). Al centro dell’opera tuttavia c'è la reazione di ognuno di fronte alla tragedia. Heart of the Sea infatti utilizza il pretesto della creatura per poi concentrarsi sui comportamenti dei membri dell’equipaggio nell’affrontare la terribile realtà in cui il loro avversario li ha condotti (chi ne approfitta, chi perde le speranze, chi cerca di mantenere la mente lucida).
Proprio in questo passaggio, il più interessante e importante del progetto, il lavoro di Ron Howard dimostra tutte le sue carenze e debolezze. Pienamente calato nel presente storico, il lungometraggio si rivela una delusione per la lettura semplicistica e superficiale che propone, preferendo declinare il tutto in un’epica cinematografica che non approfondisce mai gli spunti iniziali. Parliamo di un autore che ha sempre avuto il gusto della narrazione, raccontando grandi rivalità e avventure "indimenticabili", ma che qui conduce il progetto verso lidi poco rischiosi senza riuscire a proporre una chiave di lettura personale e stimolante.
Sembra quasi che il regista abbia lanciato il sasso per poi nascondere immediatamente la mano. Niente di peggio per un film che affronta il tema della paura e del coraggio necessario a vincerla.
Nell'inverno del 1820, la baleniera del New England Essex viene attaccata da una creatura incredibile: una balena dalle dimensioni e la forza elefantiache, ed un senso quasi umano di vendetta.