Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti in Palombella rossa. Vero, ma lo sono anche la formulazione delle frasi e ancor di più il loro uso all’interno di un discorso. Nel caso poi delle arringhe in ambito giuridico, diventano fondamentali. Anzi, cruciali. È per questo motivo che il Professor Mazzard (interpretato da Daniel Auteuil) tiene all’interno della facoltà di giurisprudenza un corso di arte oratoria con cui insegna tecniche, sottigliezze e stratagemmi di eloquenza, di cui è un luminare.
Peccato che l’illustre Mazzard abbia un pessimo carattere e, per quanto abilissimo e stimatissimo nella sua disciplina, non sia in grado di relazionarsi in modo appropriato con gli altri, specialmente con i suoi allievi. La goccia che fa traboccare il vaso avviene a inizio film, quando, dopo essersi scagliato con una serie di improperi gratuiti a sfondo razzista contro la povera Neïla (Camélia Jordana, già vista in Due sotto il burqa), studentessa al primo anno rea di essere arrivata alla prima lezione con pochi minuti di ritardo, il docente finisce per incorrere in un provvedimento disciplinare che potrebbe compromettere la sua carriera.
In attesa di rendere conto delle proprie invettive di fronte al direttivo di facoltà, l’unica soluzione, al di là delle scuse, è quella di prendere la ragazza, di origini magrebine e che vive con sua madre in un palazzo popolare delle banlieu parigine, e trasformarla in una raffinata e abile spadaccina dell’eloquio in grado di rappresentare l’università, portandola in finale, in un contest di pugilato oratorio senza esclusione di colpi bassi che toccano temi sociali sensibili e attuali come l’islamofobia.
Questo espediente narrativo serve al regista di origini israeliane Yvan Attal (anche attore di lungo corso e compagno nella vita di Charlotte Gainsbourg) per creare una situazione di confronto/scontro – ben rodata e coinvolgente – tra due soggetti mostrati inizialmente agli antipodi, ma che, costretti a frequentarsi controvoglia, finiscono per superare divergenze e ostilità, e, apprendendo l’una dall’altro e viceversa, a uscirne cambiati in meglio.
Questo significa, per Neïla, riuscire a diventare un’avvocatessa perfettamente integrata nella società francese, ma non dimentica delle proprie origini etniche e proletarie. Per Mazzard, invece, liberarsi dello spregevole e aggressivo atteggiamento che lo contraddistingue e, dopo aver toccato il fondo, diventare un uomo nuovo, conciliato con il mondo e con le persone che lo circondano.
Quasi nemici – ma il titolo originale Le brio rende al film maggior giustizia – è una commedia di formazione tipicamente francese che strizza costantemente l’occhio al suo pubblico, facendo leva su situazioni accattivanti e un’atmosfera generale di ottimismo che rasenta il favolistico. Ogni personaggio assolve al proprio compito. Non solo per quanto riguarda Neïla e Mazzard, ciascuno mentore e allievo dell’altro, ma anche quelli minori: dall’compagno di corso di Neïla che, invidioso, rischia di compromettere definitivamente il percorso formativo del professore e della sua studentessa, al fidanzato di Neïla che, nella sua umile semplicità, aiuterà la ragazza a superare l’ultima prova nel momento di maggior sconforto.
Cinema prevedibile e rassicurante, insomma, ma non per questo incolpabile di essere brutto, anche se forse non sarebbe stato gradito a dei provocatori della parola come Serge Gainsbourg, Romain Gary, Jacques Brel, Claude Lévi-Strauss e François Mitterrand, tutti citati da Attal in apertura.
Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas a Parigi, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto. Ma proprio il professor Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si troverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, Pierre potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui lei ha bisogno… tuttavia, entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi.