La bambina coi boccoli biondi siede beata tra i campi dorati aspettando l'amato papà, che ha perfino un bianco destriero.
L'immaginario è quello.
Poco importa che sia solo il romantico flashback di una signora inglese in realtà australiana, una scrittrice anafettiva che idealizza il passato (il buono che c'è) per esaltare le sue promesse tradite.
Il flashback torna e ritorna e poi torna ancora, con l'aggravante che nei panni del padre c'è Colin Farrell, prima troppo mieloso e poi troppo dannato.
E hai voglia a inventarti arguzie e squisite ironie, a giocare col cinema che parla di cinema (strizzando l'occhio al fascino del “making of” mentre si omaggia il mito Disney), a inscenare la maledizione dei padri, con dosi robuste di sentimentalismo, muovendosi tra la commedia degli equivoci e il melò dolceamaro.
Su Saving Mr. Banks pesano come un macigno la meccanica del montaggio passato-presente e la dinamica del rimosso che va “salvato”.
Eppure è anche brava Emma Thompson nei panni della cocciuta Pamela Lyndon Travers, colei che inventò Mary Poppins e che per 20 anni si rifiutò di cedere i diritti del romanzo a Walt Disney (Tom Hanks), salvo poi ritrovarsi con seri problemi di soldi e quindi costretta a fare i conti con Los Angeles, l'odiato impero di Topolino, i pinguini animati, il musical, il lieto fine, il Supercalifragilistichespiralidoso.
Il meglio del film sta nella rievocazione e reinvenzione di quel 1961 in cui si incontrarono la figlia tradita di un padre sognatore e un sognatore padre alle prese con una promessa fatta alle figlie, o almeno così dice lui: qui non si fa realismo o documento, ma si gioca coi fondamentali della fiaba e dell'immaginazione che “salva” la realtà, mentre si evoca l'industria dei sogni.
Decisivi il contributo dell'autista Paul Giamatti e del trio che interpreta i fratelli Shermann (Jason Schwartzman soprattutto) e Don Da Gradi.
Sano cinema popolare, se non fosse che ci vorresti vedere dentro almeno un pizzico della lirica leggerezza, della magica malinconia dell'oggetto-feticcio evocato.
Quando le sue figlie lo pregarono di realizzare un film tratto dal loro libro preferito “Mary Poppins”, dell’autrice P.L. Travers, Walt Disney fece loro una promessa, non immaginando che ci sarebbero voluti 20 anni per riuscire a mantenerla. Nella sua ricerca per ottenerne i diritti, infatti, Walt si trova ad affrontare un’ipocondriaca scrittrice, irremovibile nella sua decisione di non permettere che il personaggio della sua amata e magica tata venga stravolto dalla macchina di Hollywood. Ma non appena il successo dei libri diminuisce, insieme ai guadagni, la Travers con una certa riluttanza accetta di andare a Los Angeles ad ascoltare le idee di Walt Disney per l’adattamento cinematografico. Durante quelle due brevi settimane nel 1961, Walt Disney utilizza ogni risorsa a sua disposizione per convincerla. Armato di fantasiosi storyboard e divertenti canzoni, create dai fratelli Sherman, Walt tenta il tutto per tutto senza riuscire a convincerla. Man mano che la Travers diventa sempre più irremovibile, Walt Disney vede la possibilità di ottenere i diritti, allontanarsi sempre di più. Solo quando cercherà nei suoi ricordi d’infanzia Walt capirà il senso delle paure che assillano la scrittrice, e insieme riusciranno a dare vita a Mary Poppins, facendone uno dei capolavori della storia del cinema.