Debra Granik

Senza lasciare traccia

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Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l'inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo”.

Può sembrare forse esagerato chiamare in causa La strada di Cormac McCarthy per Senza lasciare traccia di Debra Granik. Eppure il paragone azzardato è funzionale a descrivere la situazione da cui prende il via il nuovo film della regista di Un gelido inverno: una ragazza adolescente e suo padre vivono un’esistenza ai margini, nascosti da anni in un grande bosco che costeggia la città di Portland. Passano le loro giornate a mimetizzarsi per non farsi vedere da altre persone, provano a vivere in simbiosi con la natura, ricercano l’indipendenza assoluta da qualsiasi comunità. È chiaro che rispetto al capolavoro di McCarthy, qui non c’è nulla di post apocalittico, non ci sono predatori né minacce costanti. Il concetto di sopravvivenza non è in questo caso una forzatura, ma una scelta. Però sembra altrettanto vero che la tensione e lo spirito con cui padre e figlia vivono il loro bisogno di isolamento totale sia raccontato dalla regista con quella stessa disillusione e quello stesso senso di sconfitta.

Non esistono minacce con un volto, non ci sono antagonisti in carne ed ossa; in Senza lasciare traccia il pericolo è qualcosa di invisibile agli occhi: sono le pressioni della conformità sociale, di quelle regole burocratiche che risucchiano in maniera automatica qualsiasi persona; anche chi, a quelle leggi decide pacificamente di non sottostare. Debra Granik racconta con stile semplice la storia di persone che cercano di vivere una vita a modo loro, andando controcorrente e rovesciando in un certo senso le regole della società. Lo fa senza voler giudicare niente e nessuno, partendo da un nucleo familiare ridotto all’osso e inserito in una situazione limite, che segue con uno sguardo quasi documentaristico; una scelta che le permette di mettere in luce prima di tutto la fragilità di un padre che vorrebbe semplicemente proteggere la propria figlia da ogni forma di male e che a un certo punto si ritrova a dover fronteggiare l’impossibilità di poter portare avanti la sua idea di mondo.

Costretti infatti a lasciare il parco per essere affidati agli agenti dei servizi sociali, padre e figlia proveranno ad adattarsi alla nuova situazione senza però mai riuscire a sentirsi veramente a casa. E così saranno portati a una nuova fuga, a una nuova ricerca di isolamento e indipendenza totali. Ma soprattutto saranno costretti a misurarsi per la prima volta con un sistema sociale consolidato, con delle regole e delle personalità inedite per loro. Novità che spingeranno la ragazza a desiderare qualcosa mai provato prima, ad entrare a far parte di una comunità di persone diverse, ad espandere e saziare le proprie curiosità. 

In questo senso, Senza lasciare traccia si trasforma pian piano dall’essere una riflessione sulle comunità (auto)escluse dal sogno americano, al racconto di un puro e semplice rito di passaggio, in cui una ragazza che ha sempre avuto il padre come unico punto di riferimento e fonte di ogni conoscenza e la natura a scandire il ritmo della propria vita, si ritrova a scoprire che in effetti esiste anche dell’altro, esistono altri stimoli, idee e possibili modelli di mondo e vita. E dall’altra parte c’è un padre, che da sempre ha voluto insegnare alla figlia ciò che riteneva essere giusto e ciò che invece pensava fosse sbagliato e che nel giro di pochissimo tempo deve metabolizzare il fatto che a lei, tutto questo, ormai non basta più; e che nonostante lui non sia per nulla intenzionato ad abbandonare il proprio stile di vita, deve accettare che è arrivato il momento di mettersi da parte e lasciare andare via la figlia in totale libertà, possibilmente senza lasciare traccia

Senza lasciare traccia
Usa, 2018, 109'
Titolo originale:
Leave No Trace
Regia:
Debra Granik
Sceneggiatura:
Anne Rosellini, Debra Granik
Fotografia:
Michael McDonough
Montaggio:
Jane Rizzo
Musica:
Dickon Hinchliffe
Cast:
Ayanna Berkshire, Ben Foster, Dale Dickey, Dana Millican, Isaiah Stone, Jeff Kober, Thomasin McKenzie
Produzione:
Bron Studios, Harrison Productions, Topic Studios
Distribuzione:
Adler Entertainment

Un padre e una figlia adolescente hanno vissuto di nascosto per anni nel Forest Park, vicino a Portland. Un incontro casuale li poterà allo scoperto: entrambi saranno costretti a lasciare il parco per essere affidati ai servizi sociali. Proveranno ad adattarsi alla nuova situazione, fino a che una decisione improvvisa li poterà ad affrontare un pericoloso viaggio in mezzo alla natura più selvaggia, alla ricerca dell’indipendenza assoluta, costringendoli a confrontarsi con il loro conflittuale desiderio di essere parte di una comunità e allo stesso tempo il forte bisogno di starne fuori.

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