A Ron Howard e Peter Morgan piacciono i sistemi binari. Le storie di coppia, quelle vere (nel senso che i personaggi sono esistiti davvero). Si sono conosciuti occupandosi di una vicenda di coppia, quella di Frost/Nixon, che era la storia di un duello, come sintetizzava il sottotitolo italiano del film. E continuano qui a occuparsi di una coppia e – almeno in apparenza - di una rivalità, quella tra i due piloti di Forumula 1 James Hunt e Niki Lauda.
La storia è arcinota. Anni Settanta: James Hunt è un pilota inglese, seducente e dedito all’eccesso; Niki Lauda è un pilota austriaco, determinato e disciplinato. Entrambi decidono di dedicare la propria vita alle corse in disaccordo con le altolocate famiglie da cui provengono. E così iniziano con la Formula 3, dove si conoscono e cominciano a sfidarsi, fino ad approdare alla Formula 1, alla Ferrari, alla MacLaren, al top del top. Genio e sregolatezza l’uno, professionalità e dedizione l’altro: concorrenti, colleghi, nemici, compari… forse più semplicemente le due facce della stessa medaglia.
Rush infatti più che un film sulla rivalità, è un film sul cercare nell’altro il motore per dare il massimo, per vincere, per sopravvivere, per andare oltre. E così si sviluppa, sulla binarietà delle vite e delle carriere dei due piloti, così è costruito, come una partita di tennis più che come un gran premio: prima l’uno e poi l’altro, tic, tac, Hunt, Lauda, Hunt, Lauda. Fino all’incidente di Lauda che tutto frulla e risputa rivelando quello che fino a quel momento era sottointeso, l’uno senza l’altro non vanno avanti. Fino all’epilogo, che se qualcuno non lo avesse capito, lo spiega: tu e io, io e tu. E ancora Lauda quello vero (per davvero) senza Hunt, ché il cuore gli ha ceduto troppo presto.
Rush dovrebbe essere un film sulla componente umana del regno delle macchine, forse. Certo non è un film sui motori in senso proprio: la Formula 1 è un pretesto, un mondo scintillante, eccessivo, fatto di uomini unici e spericolati che passano la loro esistenza tra velocità, donne, champagne e morte. Cosa c’è di meglio per ambientarci un film? Ma tutto finisce lì. Con la tensione che per di più marcia a passo ridotto perché tanto sai già cosa aspettarti. Va bene, dunque, occupiamoci degli uomini invece che delle macchine, però allora la bidimensionalità della costruzione andrebbe almeno messa in prospettiva.
Ambientato nell’affascinante età d’oro delle corse di Formula 1, Rush racconta la vera storia di due dei più grandi rivali che il mondo abbia conosciuto: James Hunt, il bel playboy inglese e il suo avversario Niki Lauda, austriaco metodico e brillante. Rush rivela le loro vite dentro e fuori dai box e segue i due piloti mentre mettono a dura prova la loro resistenza fisica e psicologica, in un mondo in cui non ci sono scorciatoie per la vittoria, né margini per un errore. Se sbagli, muori.