È una commedia, The Teacher; un film in cui il regista Jan Hrebejk utilizza un linguaggio espressivo elegante, raffinato, e pure un po' confettato. Tutto è luminoso, in tonalità pastello. Gli abiti sono a fiori, la carta da parati nelle case – seguendo un design tra gli anni '70 e gli anni '80 – è geometrica e ipercolorata, il trucco e le unghie delle signore sempre perfetti e sgargianti. Lo sguardo della macchina da presa è discreto, leggiadro, forse pure distaccato, nei momenti in cui i nodi della trama si fanno più complessi e dolorosi, come se volesse restare sempre un passo indietro, con un atteggiamento tra il reverenziale e il superficiale.
Visivamente, sembra che Hrebejk stia raccontando una storia di capricciose regine, magari un pettegolezzo, un fatto di poco conto, o almeno qualccosa con un lieto fine da vecchio film per famiglie. Quel che viene messo in scena è, invece, l'esatto opposto: in un mondo che sembra distante anni luce dall'epoca della cortina di ferro e dal grigiore che, un po' per automatismo, scatena nella mente di ogni spettatore, il regista ceco dà vita, ispirandosi a una storia realmente accaduta e con un incastro di trama ricco di suspense, a un vero e proprio dramma.
Protagonista è un'insegnante di Bratislava, Maria Drazdechova (interpretata da Zuzana Mauréry, e che alla mia generazione non può non ricordare la Dolores Umbridge inventata dalla Rowling), che si cala perfettamente in questo scenario, giocando con la stessa ambiguità tra apparenza e reale, caratterizza dell'intero film. Maria, infatti, è una donna vestita e pettinata in modo impeccabile, che trasuda garbo e gioia, una dolce maestra quasi materna, solare e sorridente. O almeno – di nuovo – così si presenta a un primo, superficiale sguardo. Dietro le mani giunte con compostezza, le scarpe col tacco basso e un portamento da “compagna” esemplare, si nasconde, specularmente allo stile usato da Hrebejk, un'ombra: l'insegnante, una volta venuta a conoscenza delle professioni svolte dai genitori dei propri alunni, è solita ricattarli per ottenere favori più o meno complessi da esaudire.
Ed è proprio di fronte alle difficoltà nel veder realizzata la sua volontà, che la donna scatena l'essere malvagio e del tutto indifferente al dolore altrui, che è in lei. Così minaccia e svilisce, con parole sempre più velenose, i suoi studenti, intimorisce i loro padri, umilia le loro madri. Forte di una posizione sociale derivatale dalla professione che svolge, da un matrimonio con un membro del Partito e da una sorella stabilitasi a Mosca (la città al di sopra di tutte le altre, per importanza e prestigio, nel 1983), pretende e distrugge senza troppi rimpianti, causando, con la sua cieca crudeltà e l'oppressione che ne deriva, anche un tragico episodio di tentato suicidio.
È una commedia, The Teacher, in apparenza. Sorride, ammicca, irradia colore. Eppure, al tempo stesso, è un film che contiene in sé, sotto la superficie, una denuncia. Ai soprusi, propri delle società del blocco sovietico d'inizio anni '80 e, contemporaneamente, di ogni società di ogni momento storico: è il 1992, quando si chiude la storia, la Cecoslovacchia è libera, da lì a poco Bratislava tornerà a essere la capitale della Slovacchia, eppure niente è cambiato. C'è ancora chi, dietro un atteggiamento lezioso, nasconde prevaricazioni e pretese. C'è ancora chi, messo di fronte all'evidenza dei fatti, preferisce restare dalla parte del torto, per convenienza.
Bratislava, Cecoslovacchia, 1983. Maria Drazdechova è la nuova insegnante di un liceo della città, eccentrica e colorata conquista subito i suoi alievi. Ma quando, all'inizio dell'anno, pone ai suoi allievi la domanda su quale sia il lavoro dei loto genitori, qualcosa si incrina.