Il terzo capitolo della saga reboot iniziata nel 2011 con L’alba del pianeta delle scimmie e continuata nel 2014 con Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie mette in evidenza la bravura del regista che si è trovato a capo delle operazioni negli ultimi due episodi (il Matt Reeves di Cloverfield), a dimostrazione di come oggi, per un autore cinematografico, sia necessario prima di tutto trovare la dimensione opportuna in cui inserirsi, il proprio posto da occupare nel mondo dell’industria (e, saltando metaforicamente al contenuto del film, in quello minacciato dall’invasione delle scimmie...).
In questo nuovo The War, i rapporti tra umani e scimmie sono pronti a esplodere. Cesare, il condottiero dei primati, è fortemente convinto di adottare un atteggiamento pacifista, ma le scelleratezze condotte dai suoi nemici sembrano non lasciargli altra opzione se non quella di imbracciare le armi.
Reeves si destreggia in maniera consapevole e al tempo stesso coraggiosa all’interno di una macchina produttiva ampiamente collaudata, attento a non deludere fan vecchi e nuovi della saga e al tempo stesso restituendo agli spettatori un perfetto blockbuster. Fin dalla bellissima sequenza iniziale, la scelta vincente è quella di prendere leggermente le distanze dalle imposizioni della macchina spettacolare e perseguire un personale punto di vista.
The War è in tutto e per tutto un film di guerra, un’opera stratificata e complessa capace di raggiungere un lirismo epico e un respiro cinematografico d’altri tempi, accompagnato però da uno spettacolo visivo sempre protagonista (i primissimi piani delle scimmie ricreate in motion capture hanno una presa scenica che definisce il vero tono del film).
Il binomio formale, mirato a intrecciare la tradizione con il futuro prossimo, diventa ancora più interessante perché realizzato anche a livello narrativo. Non tanto per i numerosi riferimenti alla politica contemporanea (le bandiere statunitensi, l’idea di costruire un muro, la sottomissione del “diverso”…) quanto per le contraddizioni che Reeves fa volutamente emergere nel film: i continui rimandi alla chiusura di un cerchio, dall’inizio alla fine, dall’alfa all’omega; l’umana compassione dei primati costretta a doversi confrontare con la brutalità degli umani; il rapporto d’amicizia che nasce tra una candida bambina e una scimmia molto più anziana o, più semplicemente, l’eterno conflitto tra uomo e Natura.
Matt Reeves sa bene che per vincere la sfida dovrà trovare il giusto equilibrio fra le sue scelte registiche e l’obbedienza alle logiche del mercato. E in questo caso riesce a fare di necessità virtù, raccontando una storia che su vari livelli racconta l’esigenza di trovare un giusto spazio, una giusta dimensione, in un mondo dominato da forze coercitive. Far convivere l’alfa e l’omega, insomma. O l’uomo e la scimmia.
Cesare e la sua colonia sono coinvolti in una battaglia con un esercito di soldati umani.