Sequel del film del 2013 (L’evocazione - The Conjuring, che aveva già generato il prologo/spin-off Annabelle), The Conjuring - Il caso Enfield mostra la coppia di ricercatori dell’occulto Ed e Lorraine Warren (realmente esistiti e ancora interpretati da Patrick Wilson e Vera Farmiga) impegnata in un nuovo caso, quello legato a una presunta casa infestata presente nel borgo londinese del titolo.
Anche questo ispirato a vicende riportate dai veri coniugi Warren, il film di James Wan è interessante più che per le sue qualità artistiche – anche se è prevedibilmente ben impaginato e non manca di sequenze di elementare efficacia – per l’ingegnosa strategia con cui pretende di contaminare l’horror alla struttura e ai topoi dei filoni più remunerativi e in voga nella Hollywood di oggi, quelli dei cinecomics e delle trasposizioni dai videogiochi.
Così, se la coppia di indagatori del paranormale evoca già precedenti da fumetto (lei è anche dotata di un “superpotere”, quello della chiaroveggenza, mentre lui mette la propria fisicità e il suo coraggio dalla parte dei perseguitati, come un Capitan America che si fa scudo della Fede), è la sfida contro il nemico (il Male) a legittimare questa lettura: un nemico che per l’occasione si fa più potente e addirittura “raddoppia” (come avviene in ambito videoludico nel passaggio da un livello al successivo) e che per essere sconfitto implica il ricorso a una detection (invero abbastanza misera) che serve sia a estenuare la durata (il film dura ben 135’), sia a impegnare lo spettatore in un ulteriore livello di attenzione e partecipazione.
Così, questo horror ultracattolico – nel quale la fideistica, passiva accettazione di un Bene superiore è continuamente tirata in ballo come unica arma per fronteggiare le insidie del Maligno e nel quale, curiosamente, anche una delle forze malvagie contro cui lotteranno i Warren si rivelerà conservatore e tradizionalista, pretendendo di guardare le imprese della Thatcher in televisione in una delle scene più divertenti del film – cita, come già il precedente, alcuni dei capisaldi del genere, ma di fatto li depotenzia, li “ripulisce”, ne espunge la carica eversiva rendendoli normativi e anodini.
Certo, nessuno oggi pretende che un horror mainstream mostri un’adolescente posseduta deflorarsi con un crocefisso, ma tra i tormentati preti esorcisti del capolavoro di Friedkin e l’eroe Ed Warren, che imbraccia una chitarra e canta Elvis per riaffermare la forza dell’amore e l’insostituibile centralità della famiglia, passa tutta la differenza che esiste tra la grande stagione dell’horror americano e un prodotto/format come The Conjuring, premasticato e predigerito, esangue e progettato diabolicamente (è il caso di dirlo) per accontentare la più vasta fetta di pubblico possibile.
I coniugi Warren, investigatori del paranormale, si recano a Londra con lo scopo di aiutare una madre single che sta tentando di crescere da sola quattro bambini in una casa abitata da spiriti maligni.